21 marzo 2023

Art Basel Hong Kong è tornata, ed è più grande che mai

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Una passeggiata in fiera nei giorni di preview, tra le opere su larga scala di Encounters e i grandi nomi del mercato dell'arte internazionale

art basel hong kong
Courtesy Art Basel

Oltre un mese fa, a poche ore dall’annuncio ufficiale, vi raccontavamo del ritorno in pompa magna di Art Basel Hong Kong (qui), con 177 gallerie da 32 Paesi in giro per il globo. «Il suo più grande spettacolo dal 2019», comunicava a gran voce il colosso di MCH Group, l’occhio strizzato alla nuova edizione di Encounters, l’amatissimo settore dedicato alle opere su larga scala, in mostra per la prima volta dall’anno della pandemia. Ed eccoci, ci siamo, iniziano oggi le giornate di preview. Dal 23 al 25 marzo, poi, la super fiera asiatica aprirà i battenti anche al grande pubblico, nella città in cui i giganti dell’art system inaugurano nuovi quartieri generali – e dove, nemmeno una settimana fa, è sorta la nuova sede del gigante Phillips. Sguardo puntato a Est.

Prima passeggiata in fiera, ecco i protagonisti dell’edizione 2023. C’è la scultura di David Altmejd, The Vector (2022), tra le opere di grandi dimensioni di Encounters, la presenta White Cube, le sue orecchie si estendono quasi fino al soffitto, sembrano sondare i limiti della stanza oltre qualsiasi percezione umana. «Un mix unico e inebriante di magia, fantascienza e romanticismo gotico», dicono dalla galleria, «una visione post-apocalittica essenzialmente ottimista, che contiene il potenziale di rigenerazione, evoluzione e invenzione». Sempre nella sezione Encounters, al booth 3E17, cattura l’attenzione la sinuosa scultura in ceramica di Yunghsu Hsu, rappresentato dalla Liang Gallery di Taipei. E poi ancora un’imponente Gravity dorata ad opera di Awol Erizku, della selezione di Ben Brown Fine Arts.

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David Altmejd, The Vector, 2022. Courtesy of the Artist and White Cube, Hong Kong, Global

Sfilano una dopo l’altra le opere delle 177 gallerie, a Hong Kong. Esagerate, eccentriche, spesso osannate, già criticate, sempre internazionali. Fotografia esatta della domanda più eterogenea dei collectors, da una parte all’altra del pianeta. «Nonostante le sfide della pandemia», rivela il CEO Noah Horowitz, «anche il mercato dell’arte asiatico è rimasto resiliente, con la Grande Cina che rappresenta il 20% delle vendite mondiali in termini di valore e si è classificata al secondo posto come secondo principale mercato artistico regionale nell’ultima edizione di Art Basel». A quanto pare, cerca subito il bis. 

Ed ecco alcuni lavori in mostra allo stand di MASSIMODECARLO. Un nutrito focus sugli artisti italiani, dalle dalle pitture gestuali di Griffa alle rugiade concettuali di Bartolini. Due lavori per tutti: Ombrello gialloblu (1999) di Carla Accardi e Dall’oggi al domani (1988) di Alighiero Boetti. Ma anche un confronto serrato con i protagonisti internazionali, come The Moon 20181110 (2019) di Wang Yuyang. E poi ancora un’opera del berlinese Danh Vo nello spazio senza limiti di Encounters: si tratta di Untitled, del 2021, un enigmatico pavimento orizzontale in marmo con tre elementi scultorei. «Vo aspira a rivelare il potere degli oggetti di trattenere i desideri sublimati e la tristezza degli individui», spiegano dalla galleria. «In un senso più ampio, le composizioni minimaliste di Vo esplorano le strutture di potere che stanno alla base delle società liberali».

Hans Hartung, T1963-E10, 1963 (detail). Vinylic and pastel on canvas, 100 x 73 cm. Courtesy Mazzoleni, London – Torino

Non solo. Da David Zwirner ruba i riflettori – e gli echi del gossip – un ritratto del figlio del dealer, Lucas Zwirner, ad opera di Elizabeth Peyton (che nel frattempo ha lasciato la Gladstone Gallery). Incontriamo Pace Gallery tra i nomi blue chip, figure chiave del XX secolo come Louise Nevelson e Hermann Nitsch dialogano senza limiti con le opere di Joel Shapiro, Arlene Shechet e Rosha Yaghmai. E non manca un’attenzione particolare ai nomi asiatici della scuderia, come Yin Xiuzhen e Zhang Xiaogang dalla Cina, Yoshitomo Nara dal Giappone e ancora Yoo Youngkuk, da poco rappresentato, dalla Corea del Sud.

Ancora un paio di nomi italiani. C’è Mazzoleni tra i protagonisti di Art Basel Hong Kong 2023, con una nutrita selezione di capolavori nostrani. Per la curated exhibition di Kabinett, in particolare, la galleria presenta il maestro dell’Arte Informale Hans Hartung, e con lui una chiara evoluzione del suo linguaggio visivo. Come ha affermato Hartung stesso, «l’esperienza ridotta alla sola visione non ci fa conoscere l’oggetto e nemmeno il mondo. Non escludo il fatto di vedere, anzi; ma la vista non è il nostro unico modo per conoscere». Tra le proposte di Discoveries, infine, la napoletana Umberto Di Marino Gallery va in scena con Android Loop, progetto solista di Pedro Neves Marques iniziato nel 2017 e sviluppato in dialogo con l’attrice e artista indigena Zahy Guajajara.

C’è tempo fino al 25 marzo per scoprire i quasi 180 booth dal vivo – vendite stratosferiche incluse. Bentornata, Art Basel Hong Kong.

Danh Vo, Untitled, 2021. Courtesy of the Artist and MASSIMODECARLO
Courtesy of Umberto Di Marino Gallery

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