05 settembre 2020

Scorched Earth: da Christie’s le opere realizzate con la terra bruciata in Iraq

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Anish Kapoor e altri artisti internazionali uniscono le forze per Scorched Earth, il progetto benefico di Migrate Art a favore dei rifugiati

Scorched Earth
Scorched Earth

Il nord dell’Iraq brucia da mesi, sconvolto da incendi rivendicati dallo Stato Islamico. Sono migliaia gli acri di terreno ridotti in fumo, in nulla, e con questi una buona parte della produzione agricola del Paese. Ancora una volta – quest’anno più che mai – l’arte guarda in faccia la realtà ed entra con prepotenza tra le pagine di cronaca: Migrate Art annuncia Scorched Earth, terra bruciata, un’esposizione di opere seguita da un’asta benefica, per illuminare una realtà che sembra non trovare tregua.

E così, nel tentativo costante di fare la differenza, 14 artisti internazionali prendono parte all’iniziativa, con opere realizzate ad hoc per l’occasione. Non si tratta, in effetti, di una selezione qualunque: nel 2019, in concomitanza con una visita ai campi profughi iracheni, il team di Migrate Art ha raccolto le ceneri dei campi devastati e, una volta a Londra, ne ha ricavato una vernice per creare opere profondamente legate alla causa.

 

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 L’uso di questa vernice speciale, si diceva, non toccherà a nomi qualunque, ma ad artisti del calibro di Anish Kapoor, Rachel Whiteread, Raqib Shaw e Mona Hatoum. E così, dal 19 al 27 settembre, le opere saranno esposte alle Cork Street Galleries di Mayfair, per poi essere battute alla Day Sale di Christie’s di ottobre. In linea con la mission dell’evento, i proventi dell’asta saranno spartiti tra RefuAid, Refugee Community Kitchen e The Lotus Flower, tre organizzazioni impegnate nel sostegno dei rifugiati.

Non è la prima volta, d’altronde, che la Migrate Art si cimenta in questo tipo di iniziativa. Già lo scorso anno aveva organizzato una mostra e un’asta benefica, ma in quell’occasione gli artisti erano invitati a usare le matite recuperate dal campo di rifugiati Calais Jungle – demolito nel 2016 – come materiale per le loro opere. «Che i rifugiati di oggi», dichiarava Raqib Shaw in un’intervista, «siano o meno in fuga da problemi politici o economici, mi identifico e provo una grande empatia per il senso di sfollamento che devono provare. L’unico modo in cui posso esprimere i miei veri sentimenti è attraverso la mia arte».

 

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Qualcosa di molto simile era nato all’inizio di quest’anno, in seguito agli incendi boschivi che hanno devastato parte dell’Australia sud-orientale. Diversi artisti, come Reg Mombassa, Shepard Fairey e Mr Brainwash avevano creato nuove opere a partire dal carbone ricavato da quei luoghi, per poi dar vita a un’esposizione e a un’asta benefica online dal titolo Rise.

Anche Serge Attukwei Clottey ha sviluppato la sua arte a partire da un disastro ecologico: la plastica dei gallons accumulati da decenni sulle coste di Accra è stato il punto di partenza per dar vita a opere straordinarie, e, insieme, a nuovi posti di lavoro per il suo popolo, che lo aiuta a raccogliere i materiali. Arte per aiutare, ancora una volta.

 

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