06 maggio 2025

Tutto pronto per Frieze New York 2025

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Ci sono oltre 65 gallerie in mostra, questa settimana, negli spazi dello Shed. Giganti internazionali, solo show, artisti emergenti: ecco gli highlights da non perdere

Frieze New York 2025
Photo by Casey Kelbaugh. Courtesy of Frieze and CKA

Torna puntuale, nella settimana calda delle fiere, l’appuntamento con Frieze New York, edizione 2025. Dove? Al The Shed, dal 7 all’11 maggio. Le protagoniste: 67 gallerie (in linea con lo scorso anno, erano 68) da 25 Paesi. Presenti all’appello i grandi nomi internazionali, da Gagosian a David Zwirner, da Thaddaeus Ropac a Perrotin, da Hauser&Wirth a Pace Gallery. Tante ovviamente le gallerie newyorkesi (vedi Casey Kaplan e Andrew Kreps), tante anche quelle provenienti dall’America Latina, come Nara Roesler, Vermelho e A Gentil Carioca. Con una coincidenza importante da segnalare: alcuni di questi nomi espongono, contemporaneamente, a Park Avenue Armory, in occasione di TEFAF New York (dall’8 maggio). E negli stessi giorni aprono i battenti anche Nada (dal 7 maggio), Future Fair (dal 7 maggio), 1-54 (dall’8 maggio) ed Esther (dal 6 maggio) – come da ormai collaudata tradizione delle art week, qui la nostra guida. 

Uno sguardo in anteprima agli highlights di Frieze New York. Come il solo show di Sherrie Levine da David Zwirner, che anticipa la mostra Sherrie Levine: 1977–1988, in apertura a giugno all’Aspen Art Museum (la prima importante mostra museale di Levine dal 2011). «L’intero sistema dell’arte era orientato a celebrare questi oggetti del desiderio maschile. Dove, come artista donna, potevo collocarmi?», si chiedeva l’artista. La sua risposta: la riproduzione di opere che spaziano attraverso il canone occidentale della storia dell’arte, tra cui dipinti di Piet Mondrian e Willem de Kooning, e fotografie di Walker Evans ed Edward Weston. Si trovano tutte esposte allo stand B12.

Un altro solo show, vale a dire il privilegio di assistere a una vera e propria mostra monografica nel bel mezzo di una fiera: Perrotin porta in scena Claire Tabouret allo stand B3 – per inquadrarla: è l’artista incaricata di progettare le nuove vetrate della Cattedrale di Notre-Dame a Parigi. Nota soprattutto per i suoi ritratti che evidenziano la vulnerabilità delle relazioni umane, in fiera Tabouret ritrae se stessa e i suoi familiari in momenti profondamente intimi. «I dipinti più recenti di Tabouret», spiegano da Frieze, «combinano la sua caratteristica sovrapposizione – un processo che lei stessa descrive come “seppellire e scoprire” – con una tavolozza profonda e in continua evoluzione di verde e viola».

Frieze New York 2025
Rodrigo Hernández, Untitled, 2025. Oil on wood, 35 × 50 cm. Courtesy: the artist and Madragoa, Lisbon. Photo: Bruno Lopes

Rodrigo Hernández trae spunto dalla favola di Esopo Il pipistrello, gli uccelli e le bestie per Madragoa, al booth F10, per esplorare la natura metamorfica della realtà. Mentre allo stand C9, da mor charpentier, il pittore francese Malo Chapuy ripensa alle narrazioni bibliche e ai soggetti degli antichi maestri in ottica decisamente contemporanea. Il risultato, apocalittico e distopico insieme: cavalieri che cavalcano attraverso inondazioni e sfollamenti, e madonne siedono in paesaggi industrializzati.  

Solo una galleria italiana all’appello quest’anno, la bresciana APALAZZO Gallery (insieme – per onore di cronaca – a gallerie internazionali che hanno sede anche in Italia, come Victoria Miro a Venezia e Gagosian a Roma). Altri pit-stop qua e là da segnalare, sparsi per la fiera: Jeff Koons torna da Gagosian – torna, letteralmente, dopo che nel 2021 l’aveva lasciato per unirsi alla scuderia di Pace Gallery – con ben tre sculture della serie Hulk:Elvis. Si tratta di Hulk (Organ) (2004-14), Hulk (Tubas) (2004-18) e Hulk (Dragon and Turtle) (2004-21). Per Frieze New York 2025, A Gentil Carioca presenta invece una proposta curatoriale che parte dall’idea di «Brasile come terra». Attraverso il dialogo tra le opere di Denilson Baniwa, Kelton Fausto Campos e Maria Nepomuceno, la mostra allo stand B17 parla di terra come suolo, territorio, memoria e futuro, riflettendo su questioni sociali, politiche e ambientali. Mentre White Cube – che, come altri giganti in fiera, presenzia in contemporanea anche a TEFAF – al The Shed espone tra gli altri My World Was Broken Because of You (2025) di Tracey Emin, Lesser Numerator 05’ (2023) di Christine Ay Tjoe e Shelf (2024) di Antony Gormley.

Malo Chapuy, Scène de chasse, 2024. Courtesy: the artist and mor charpentier

Un’attenzione speciale, come da tradizione, sarà dedicata alle giovani gallerie, grazie alla sezione Focus – che a Frieze New York 2025 conta 12 espositori, ognuno dei quali presenta presentazioni personali di artisti emergenti o «poco valorizzati». Si tratta di Champ Lacombe, G Gallery, King’s Leap, Management, Public, Voloshyn Gallery, Yeo Workshop, Central Galeria, Company Gallery, Gordon Robichaux, Madragoa e Mitre Galeria. «Sono particolarmente entusiasta che la sezione Focus di quest’anno sia in grado di supportare una maggiore presenza internazionale», commenta la curatrice Lumi Tan. «Le ambiziose presentazioni in tutta la sezione dimostrano il ruolo fondamentale degli artisti nel complicare narrazioni ordinatamente confezionate attorno all’individuo e alla società, affrontando argomenti come gli effetti delle industrie estrattive commerciali e militari, il riposizionamento femminista delle tradizioni narrative e i nuovi immaginari che derivano dalla traduzione di impegni digitali in incontri fisici».

 Parla Christine Messineo, Frieze’s director of Americas: «Ogni anno, Frieze New York riunisce gallerie d’arte, artisti e collezionisti da tutto il mondo. Voci dinamiche che danno forma al mondo dell’arte odierno interagiscono con i migliori e i più brillanti del ricco panorama culturale di New York City. Il risultato è un’esperienza che approfondisce la comprensione e il godimento dell’arte contemporanea». Manca poco all’apertura ufficiale.

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