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Alla Fondazione ICA di Milano vanno in scena le dimensioni di architettura, design e realtà virtuale
Mostre
Sulla facciata dell’edificio industriale che caratterizza il volto di Fondazione ICA a Milano, si aprono spazi fotografati da Giovanna Silva, inseriti nel reticolato architettonico dell’edificio alle quali fa da sostegno. Un sipario di scatti che anticipano la mostra Wonders of the Modern World a cura di Pier Paolo Tamburelli e Anna Livia Friel ospitata al piano terra della Fondazione. «Sappiamo tutti che le meraviglie non ci sono più» si legge nella presentazione della mostra, «eppure queste cose sono proprio qui, davanti a noi. Ce ne sono tante e sono molto, molto grandi».

Una grandezza tale che per visualizzare tutte queste meraviglie insieme, una dopo l’altra, è stato necessario rimpicciolirle in modellini in vetro colorato in scala 1:750 che, illuminati dall’interno, accendono il cuore dello spazio espositivo in penombra. Le meraviglie esposte sono otto, disseminate nel panorama globale: la Grande Moschea di Touba nella celebrazione del Grand Magal, le grotte di Batu a Kuala Lumpur durante la festa di Thaipusam, il santuario cattolico di Fátima, i volti di presidenti scolpiti nel monte Rushmore in South Dakota, la grande fiera dell’Oktoberfest di Monaco di Baviera, il Sambódromo di Rio de Janeiro durante il Carnevale, la Basilica di Notre Dame de laPaix a Yamoussoukro e il monumento Cronaca della Georgia a Tbilisi.

I modelli che le ritraggono sono una rappresentazione astratta dei loro complessi architettonici, aprendo il sipario sulla loro grammatica spaziale. Ai loro lati si animano in otto sequenze le immagini in movimento riprese da Silva che, proiettate sul muro, esplorano edifici e paesaggi in cui grandi masse di persone si ritrovano per celebrare rituali collettivi, e l’installazione sonora di Nicola Ratti ne restituisce la dimensione rituale. La grande proiezione, invece, di Giulio Squillacciotti racchiude il tutto in una visione unitaria, intrecciando i diversi scenari in un racconto unico. Wonders of the Modern World nasce da una ricerca condotta dal dipartimento Gestaltungslehre and Design dell’Università Tecnica di Vienna e, inedita da Fondazione ICA, è una riflessione sull’architettura moderna, sui suoi limiti, e anche se nel 2025 nessuno ormai costruisce santuari o statue colossali «il mondo, come fabbrica di edifici grandi e inspiegabili, non ha cessato l’attività»: sono i grandi corpi collettivi che come marea animano e ri-architettano queste otto meraviglie.

Alla riflessione intorno all’architettura moderna, al primo piano della Fondazione si apre quella del designer industriale Jasper Morrison (Londra, 1959) con un progetto espositivo inedito a cura di Alberto Salvadori che, nato nel dialogo di Piero Gandini, punta una luce sul ruolo e sulla funzione degli archetipi: il risiedere del valore di un oggetto nella sua capacità di integrarsi con silenziosa armonia nello spazio. Questa caratteristica identitaria si basa per Morrison sul principio degli archetipi come forme universali a-temporali che risiedono nella memoria collettiva, influenzano la percezione, gli utilizzi degli oggetti del quotidiano. La mostra The Lightness of Things anima le stanze espositive di scenografie surreali fatte da sedute fluttuanti, leggere, tanto che per il designer il concetto di leggerezza è, oltre a una qualità estetica, un principio essenziale tra forma e funzione. Anche qui, l’allestimento è accompagnato da una traccia sonora minimalista del compositore Anthony Moore che completa la fruizione di un invito ad alleggerire quell’approccio a volte pesante e limitante dell’uomo verso la realtà.

Per questa occasione, la project room di Fondazione ICA abbraccia invece immagini in movimento dal ritmo serrato, un thriller fantascientifico con cui l’artista Camile Sahin inaugura il suo primo progetto espositivo in un’istituzione italiana. Curata da Chiara Nuzzi, la mostra prende il titolo dall’ultimo film dell’artista qui in scena ROAD RUNNER: la storia di due sorelle intrappolate tra realtà fisica e virtuale, in un futuro distopico dominato da droni killer. ROAD RUNNER è introdotta da due stampe realizzate graficamente con un software di apprendimento automatico dove, come nel film, testo e immagini si fondono insieme evocando il linguaggio dei meme mentre le immagini riprendono un’estetica che attraversa generi differenti tra film d’azione, gaming, animazione e pubblicità. L’immaginario mainstream della cultura pop che parte delle serie TV, dai video online nei social o dai videogiochi come GTA (Grand Theft Auto) e Counter Strike si traduce nelle saturazioni, nei contrasti, e nel taglio incalzante del tempo con cui Sahin costruisce il film, rendendolo ipnotico nella formalizzazione tanto quanto concreto nei contenuti che affrontano temi attuali come l’uso dei droni da parte di aziende e regimi totalitari in una società dell’iper controllo e dell’iper connessione digitale.
Tra meraviglie architettoniche in miniatura, oggetti leggeri e narrazioni di un futuro distopico mai stato così attuale, Fondazione ICA è il palcoscenico di tre esposizioni che, visitabili fino all’11 luglio, intrecciano le dimensioni di linguaggi differenti ma tutti rivolti a ri-pensare i luoghi, le modalità e i mezzi con cui abitiamo il presente, nella sua esperienza quotidiana.
