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Il piccolo spazio di Quartz Studio viene stravolto dalla forza prorompente di Delaine Le Bas (Worthing, Regno Unito, 1965), finalista del Turner Prize 2024. Attraverso una rivisitazione del cadavre exquis, gioco collettivo surrealista nato nella metà degli anni Venti, Delaine Le Bas associa casualmente elementi differenti creando bizzarre figure polimorfe. I suoi personaggi, dipinti poi su grandi tele d’organza, animano lo spazio trasformandolo in un giocoso labirinto di luci e colori.
L’artista inglese dalle origini rom è lei stessa opera prima della sua produzione, indossando vestiti di sua manifattura in un look singolare composto da una stratificazione di materiali, tessuti e colori accesi che rimandano alla tradizione d’appartenenza. Durante l’inaugurazione della mostra La Morte della Plizia, nello spazio indipendente torinese, copre il viso con una maschera azzurra e si presenta in una performance che diventa puro inno all’espressione individuale, combinando insieme la pratica visiva, performativa e letteraria. Aulica e allo stesso tempo stravagante, ha incarnato le vesti di una sacerdotessa contemporanea, invocando memoria e presente. Durante l’atto performativo Delaine Le Bas ha condiviso una serie di disegni su carta, i cadavre exquise genesi del suo lavoro pittorico, recitando poi intensamente dei versi liberi da lei scritti.
Delaine Le Bas crea disordine per evincere una possibile catalogazione. La mostra è l’espressione di uno spirito libero e fluido che custodisce e utilizza elementi della cultura popolare fondendoli con la sperimentazione artistica contemporanea in una pratica che ricorda l’avanguardia dada. Così come la Pizia era intenta a farsi beffe dei suoi fedeli sottolineandone la vuota credulità, Delaine Le Bas sembra offrire una scherzosa critica alla serietà che permea l’arte contemporanea.
Bambole, cavalli e cuori anatomici di stoffa stabiliscono una relazione con lo spettatore che esplora lo spazio. Ogni opera racchiude una molteplicità di dettagli, cuciti e stratificati tra loro dalle abili mani dell’artista. Delaine Le Bas crea un collage di oggetti, ricordi, immaginazione in una pratica addittiva che si appropria di riferimenti e fonti, rielaborandoli in qualcosa di diverso. L’artista definisce le sue opere come “trasformazioni nel tempo dell’arcipelago visivo in cui sono immersa.”
Un’installazione appositamente realizzata per la mostra mette in dialogo una stampa originale di Timney Fowler con una serie di piccoli oggetti scelti dall’artista. Teschi e soldatini di plastica danno una nuova configurazione all’opera ornamentale, divenendo i tasselli di un prodigioso microcosmo dinamico costruito da Delaine Le Bas, intento a scardinare l’ovvietà delle cose. Manifestando una sorta di claustrofobia degli spazi chiusi, fisici e mentali, condivide la sua espressione artistica infondendo, in chi guarda, un po’ della sua innata libertà.