29 luglio 2021

Doppel, Beth Collar e Jesse Darling – A plus A

di

La galleria A plus A accoglie la doppia personale "Doppel" di Beth Collar e Jesse Darling, composta da una serie di disegni realizzati durante il lockdown, che svelano la fragilità del corpo umano

Jesse Darling, From the series Cultural Artefacts from the non existent archive, 2021, pencil on paper, 58.4 × 64 cm

Non è possibile riordinare la molteplicità degli stimoli che la serie di disegni, frutto della collaborazione tra lə duə artistə britannichə Beth Collar e Jesse Darling, riesce a consegnare al pubblico. Bloccatə entrambə a Berlino durante il periodo di lockdown, concepiscono disegni che portano le cicatrici di un vissuto personale e di una riflessione riguardante il corpo nella sua interezza. Entrambə lə artistə si sono confrontatə con la componente fisica e con la fluidità dell’identità di genere, declinando il tema ciascunə a proprio modo: Jesse Darling con un taglio quasi ironico e giocoso; Beth Collar assumendo un atteggiamento più mistico e magico.
La fragilità fisica e la corporalità vengono affrontate da Darling attraverso una rappresentazione diretta (come ad esempio l’immagine di una stampella), che tuttavia nasconde una forte consapevolezza della vulnerabilità del corpo e di quanto esso possa rivelarsi una sorgente di inadeguatezza. Eppure, la potenza dei suoi disegni sta nella capacità di sfruttare la propria ironia e creare delle raffigurazioni quasi vignettistiche, come in In the middle of the journey of our life I found myself astray in a dark wood, for the straight way had been lost (self-portrait at 40) e Big Voice, (libidinal economies 1). Nel primo caso Jesse si autoritrae come un moderno Dante, che nel mezzo del cammino della propria vita riflette su se stessə e si accoglie interamente. Nel secondo caso, invece, al centro della scena c’è il rapporto conflittuale con il proprio corpo, raffigurato da una “battaglia” tra elementi fisici femminili e il loro rifiuto.
Completamente diverso è l’approccio di Beth Collar: arcaico e misterioso. Collar immagina una sorta di “spirito primitivo” in grado di animare il sistema scheletrico, in particolar modo il bacino. Il corpo è al di fuori del nostro controllo: ecco allora che spettri inquietanti infondono il soffio vitale alle ossa, trasformandole in creature riconoscibili ma autonome: è il caso di hip mobility drawing (“pelvic antichrist”), un disegno in cui il tratto di matita emerge dal foglio con sempre maggiore nitidezza, sorprendendo lateralmente lo sguardo dello spettatore.
Il nucleo latente ma persistente che caratterizza la quasi totalità delle opere, è sicuramente la fluidità di genere. Collar, su questo tema, risulta più delicatə ma non meno radicale, vestendo le proprie figure androgine con abiti dal sapore medievale. In Darling, invece, è esplosiva la non-binarietà dei personaggi dei suoi disegni, che spesso vengono ritratti con caratteri sessuali misti. Apparentemente, ciascun soggetto sembra a proprio agio e giocoso nei confronti della propria sessualità non-binaria, ma ad uno sguardo più approfondito è possibile notare anche la ricerca delle origini dell’identità di genere. Infatti, in Untitled, al di sopra di una sorta di Yin e Yang vuoto composto probabilmente da genitali, il principio maschile e femminile vengono determinati dal contesto sociale (una città), dalla natura (un albero) e dalla comunicazione contemporanea (un mondo fatto da pixel).
La complessità di queste tematiche non può esaurirsi con facilità. Per questo motivo, entrambə lə artistə ricorrono ampiamente alla simbologia, che si declina nel caso di Collar, in oggetti tipici di riti religiosi o pagani, e, per Darling, in riferimenti alla storia dell’arte e alla mitologia. Una troccola (strumento musicale popolare), Teseo e Arianna, una pergamena, Dante e Virgilio, una maschera della peste: simboli accompagnati da un linguaggio muto, una sequenza di segni grafici che ricordano un parlato ma che non trovano corrispondenza in una lingua reale, assumendo quindi un ruolo universale.
L’unica frase di senso compiuto si trova in un disegno di Jesse Darling, una sorta di vignetta del Paradiso Terrestre: «I tell you what, let’s play Eden. I’ll be the snake, or I can be Adam. You can be Eve – No, you be the garden.» In questo ironico gioco di ruoli e di identità sessuali, probabilmente è contenuto il nucleo dell’intera mostra: non importa se sei Adamo o Eva, ciò che conta è che tu sia Giardino.

Doppel
A plus A Gallery
San Marco 3073, Venezia 30124
info@aplusa.it
+39 0412770466
Orari di apertura:
luglio: da martedì a sabato11.00 – 18.00 e su appuntamento
agosto: 16.00 – 19.00 e su appuntamento

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