08 aprile 2025

Giovanni Fattori, 1825-1908. Il ‘genio’ dei Macchiaioli a Piacenza

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Fino al 29 giugno XNL ospita "Giovanni Fattori 1825-1908. Il ‘genio’ dei Macchiaioli", una mostra organizzata per il bicentenario della nascita del maestro, con 170 lavori che offrono approfondimenti sull’artista e la sua opera

Giovanni Fattori 1825-1908- Il genio dei Macchiaioli, 2025. Installation view, XNL, Piacenza

XNL ospita una grande mostra dedicata a Giovanni Fattori 1825-1908. Il ‘genio’ dei Macchiaioli – curata da Fernando Mazzocca, Elisabetta Matteucci e Giorgio Marini e organizzata per il bicentenario della nascita dell’artista (facendo riferimento al Catalogo ragionato appena edito a cura di Giuliano Matteucci) con 170 lavori (100 dipinti e 70 tra disegni e incisioni) che offrono approfondimenti sull’artista e la sua opera.

Personaggio esemplare e protagonista del Naturalismo europeo della seconda metà dell’Ottocento, Fattori incarna slanci e contraddizioni di un’epoca che, dopo la ‘delusione risorgimentale’ del non essere riusciti a creare un’Italia migliore, affronta il faticoso avvio dell’Italia unita in cui l’artista continua a privilegiare la “pittura militare” (‘quadri di soldati’ come li definisce) splendida negli esiti sia in pittura sia nella grafica, ma non commerciale come gli fanno notare vanamente la Società Promotrice di Torino e lo stesso re… e pensare che per tutta la vita lotta strenuamente con difficoltà finanziarie… Certo è che oggi sia le sue opere monumentali, mai eroiche, come la Battaglia di Custoza (1880) – opera poi acquistata dallo Stato – da cui emergono fatica, ansia, sudore e paura attraverso colori scialbi e diafani, quasi irreali, oggetto inizialmente di critiche, che invece ben esprimono lo scoramento psicologico di quelli che hanno visto stendersi il velo doloroso della sconfitta dopo tanto dispendio di energie ed entusiasmi, sia quelle di minori dimensioni nelle quali l’artista racconta vita quotidiana, solitudine e altre difficoltà dei soldati suonano veramente a monito inascoltato – ieri come oggi – contro l’inutile violenza della guerra. Il paradosso sta nel fatto che Fattori non ha mai imbracciato un fucile, ma si è documentato da certosino sugli eserciti tanto da possedere in studio divise militari.

Giovanni Fattori 1825-1908- Il genio dei Macchiaioli, 2025. Installation view, XNL, Piacenza

Determinanti la sua figura per approfondire la storia dei Macchiaioli e le sue opere come fonte d’ispirazione per la cultura del XX secolo (ne sono esempi illustri tra gli altri Ugo Ojetti e Giorgio de Chirico) e per grandi registi italiani come Alessandro Blasetti, Roberto Rossellini, Sergio Leone e soprattutto Lucchino Visconti che in Senso e Il Gattopardo riprende atmosfere di Fattori. Il video in mostra suggerisce una probabile suggestione anche per Ford e Kurosawa.

Nato a Livorno da una famiglia che non si accorge delle sue attitudini artistiche e destinato a collaborare nell’attività familiare legata alla canapa, Fattori è notato da un amico di famiglia. Il padre ne favorisce l’inclinazione e a quindici anni è dal pittore Giuseppe Baldini. Trasferitosi a Firenze, frequenta l’Accademia di Belle Arti e il Caffè Michelangiolo. Di indole schietta, estroverso, saggio e dalla battuta pronta e fulminante, semplice, sensibile e capace di individuare i moti dell’animo, si schiera dalla parte dei deboli e dei perdenti. Il primo Autoritratto (1854) entra a far parte, ancora lui vivo, della sezione ‘Autoritratti’ della Galleria degli Uffizi. Esordisce alla Società Promotrice fiorentina e sposa la giovane Maria Settimia Vannucci di cui è innamoratissimo: malata di tisi le sta vicino fino all’ultimo non badando a spese per portarla in luoghi salubri continuando a lavorare e a indebitarsi. Rimasto solo, continua a produrre esponendo alle Promotrici di varie città e poi all’estero anche oltreoceano e ottiene negli anni premi e numerosi incarichi di insegnamento. Ospite di Martelli a Castiglioncello fonte di ispirazione per nuovi quadri, lavora alacremente, conosce e frequenta personaggi illustri, ma è sempre afflitto da debiti. Si sposerà altre due volte e la sua vita è segnata da un continuo partecipare con un ritmo un po’ frenetico a mostre e viaggi in ogni dove.

Giovanni Fattori 1825-1908- Il genio dei Macchiaioli, 2025. Installation view, XNL, Piacenza

Godiamoci l’eccellente perizia descrittiva del Maestro percorrendo le sezioni della mostra a cominciare da I soldati del ’59. La nascita della Macchia in cui possiamo respirare il malcontento verso i metodi tradizionali dell’Accademia di Belle Arti di Firenze considerati desueti. I contestatori si riuniscono al Cafè Michelangiolo (vicino al Duomo) dove dal 1848 si ritrovano insieme a letterati e si autodefiniscono “progressisti”, poi chiamati con sprezzo “macchiaioli”. Tra questi c’è Fattori alla ricerca di un suo stile che in parte trova grazie a Saverio Altamura: costui di ritorno da Parigi aggiorna i compagni sul ton gris e sullo “specchio nero” che decolorando la natura permettono di cogliere la macchia. Giovanni si ispira osservando le truppe francesi (inviate da Napoleone III per sostenere il nascente Regno d’Italia) e nei ‘famosi suoi taccuini’ prende appunti che utilizza con ottimi risultati come in Soldati francesi del ’59 (1859 ca.), opera manifesto del nuovo linguaggio. Spinto da amici, in particolare dal romano Nino Costa, partecipa vincendolo al concorso bandito dal barone Bettino Ricasoli (allora capo del Governo Provvisorio toscano) con Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta realizzato su grande formato nel 1862.

L’epica delle grandi battaglie presenta un Fattori cronista lontano dalla retorica ufficiale: ritrae Garibaldi a Palermo (1860-1861) e Assalto alla Madonna della Scoperta (1868) dipinti con intensità cinematografica e intervallati da bozzetti e disegni a olio; di particolare drammaticità le acqueforti soprattutto con tematiche relative all’ineluttabile e sofferto tran tran di esercitazioni e marce come Grandi manovre (1885 ca.) e Manovre di cavalleria (1902). È L’ordinario quotidiano della vita militare che il pittore “che non fu soldato” cura con un’empatia commovente riprendendo quei giovani – popolani come i butteri, i contadini… – che ogni giorno vivono compiendo piccoli atti. curano i cavalli, effettuano il turno di vedetta come In vedetta. Il muro bianco (1874 ca.) in cui si intrecciano narrazione e parti liriche… e quando arriva la posta come in Posta militare al campo (1872 o 1874).

Giovanni Fattori 1825-1908- Il genio dei Macchiaioli, 2025. Installation view, XNL, Piacenza

Fattori risulta minuziosamente preciso nei Ritratti. Un campionario di umanità (rappresentato sia realisticamente sia psicologicamente) – popolato da piccoli grandi eroi i quali tra debolezze e miserie lottano per sopravvivere acquisendo ciascuno dignità di “persona” – diviene simbolo di una raggiunta atarassia che esalta la semplicità e la purezza di ciascuno tanto da farlo apparire misterioso come ne Lo scialle rosso (1882-1885), nel Vecchio marinaio (1885.1890) e in Lupo di mare (1890 ca.). Splendidi i paesaggi in un continuo rapporto tra arte e vita di “En plein air” tra la costa livornese e Castiglioncello, genere consigliatogli da Nino Costa con esiti di assoluta sintonia tra mondo elementare e assoluto e un linguaggio poetico che si sofferma sulle “piccole cose” come in Pagliaio (1890-1895). Eccezionali i blu di Mare azzurro (1865 ca.) e il cobalto de La punta di Romito con barca e pescatori (1866 ca.): una natura aspra e resa deserta da venti e salino come i volti di pescatori (e dei suoi contadini) segnati da ansie, malattie, stenti… eppure sereni.

Giovanni Fattori 1825-1908- Il genio dei Macchiaioli, 2025. Installation view, XNL, Piacenza

In Intime impressioni di luce una serie di capolavori tra vita agreste e di mare coprono l’arco delle stagioni come Grano tra gli ulivi (1887-1888) dalle finissime trasparenze, velature e riflessi. Cavalli e buoi sono i protagonisti amati e rispettati di Fuga in maremma alla ricerca dell’autenticità quando Fattori è ospite del principe Tommaso Corsini sia sull’Appennino tosco-emiliano, sia nella campagna grossetana in anni in cui si discute della vita contadina e di come migliorare e modernizzare la produzione e il rapporto tra agricoltura, industria e commercio. L’esaltazione del mondo contadino si contrappone all’incalzante avanzare della dimensione cittadina che nasconde con la sua apparente grandiosità le miserie senza risolverle. Pare quasi che gli animali abbiano la stessa anima dei butteri in Mandrie Maremmane (1893) in cui tutto è unito e separato. Ne I disegni l’artista rivela una mano ineguagliabile sia nei fogli preparatori di dipinti, sia nei numerosi primi studi grafici tanto da desiderare di averli a portata di mano per ammirarli come Studio per il trombettiere (1875 ca.) che Fattori isola dagli altri militari, Testa di cavallo (1870-1875 ca.) ‘pensoso’ e Studio di buttero a cavallo (1885ca.).

Moderno e originale Fattori incisore del quale si possiede un corpus di circa duecento incisioni le cui matrici in rame e zinco sono conservate a Firenze presso il “Gabinetto dei Disegni e Stampe degli Uffizi”. Tra le acqueforti in mostra, tutte splendide per l’essenzialità del bianco e nero ben sfruttato dall’artista, è eccezionale per resa dei dettagli La diligenza (La strada del villaggio) (1885 ca.). La mostra si conclude con un’area dedicata al contemporaneo in cui Elger Esser (Stoccarda 1967), fotografo tedesco cresciuto in Italia, con le sue 22 fotografie – connotate da armonia tra paesaggio e memoria e vicine al linguaggio pittorico – dialoga con il naturalismo di Fattori accentuando l’interazione tra presente e passato e tra sé e il mondo.

Giovanni Fattori 1825-1908- Il genio dei Macchiaioli, 2025. Installation view, XNL, Piacenza

A coronamento di “Fattori” che regala fiumi di profonda umanità, non si deve perdere la mostra (compresa nel catalogo edito da Dario Cimorelli Editore e nel biglietto di “Fattori” e di pari durata) Da Ghiglia a Morandi. Ripensare Fattori nel Novecento curata da Barbara Cinelli presso la vicina Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi. Più di 30 opere tra dipinti e incisioni fanno capire come l’influenza di Fattori sia giunta oltre a Oscar Ghiglia e ad altri pittori labronici anche a Giorgio Morandi, Carlo Carrà e Ardengo Soffici.

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