09 novembre 2022

Leonardo Pivi, Francesco Cavaliere, Prodigy Kid – MAR di Ravenna

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Al MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna la mostra “Prodigy Kid”: Leonardo Pivi e Francesco Cavaliere in dialogo, tra folclore e diversità

Francesco Cavaliere, , Incantatore di sonagli, 2016 legno, apparati meccanici ed elettrici 220 volt, magneti, campanelli, catenelle/ wood, 220 volt mechanical and electrical equipment, magnets, bells, chains 50 × 20 × 30 cm foto/photo © Chiara Pavolucci

Cosa sono, in fondo, le credenze popolari se non un modo di interpretare delle realtà per noi altrimenti inspiegabili? Nonostante il progresso scientifico e culturale odierno, alcuni di questi falsi miti continuano a persistere nel nostro modo di percepire il quotidiano, radicandosi in visioni che sconfinano in una poco celata superstizione. E se c’è un soggetto che più di altri ha nutrito – e nutre ancora – questo rivolgerci alla “credenza” per razionalizzare le nostre paure è senza dubbio il rapporto con il diverso. Nei secoli, il confronto con “l’altro da noi” ha alimentato storie e visioni di mostri spaventosi, esseri immondi fautori di crimini indicibili ed efferati.

La mostra “Prodigy Kid”, al MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna, in programma fino al prossimo 8 gennaio, ci racconta di un episodio che ha alimentato per secoli l’immaginario degli abitanti del ravennate riguardo all’esistenza di un vero e proprio mostro che ha funestato quel territorio, messo al mondo agli albori del 1500 dal rapporto blasfemo tra una suora e un prete e poi abbandonato nella vicina pineta perché andasse incontro a morte certa. Il piccolo, nato gravemente deforme, è stato descritto in una nota dell’11 marzo del 1512 dei diari dello spaziale fiorentino Luca Landucci, come una creatura impura e ibrida, metà uomo e metà animale. Sopravvissuto all’abbandono, l’aberrante “prodigio” – termine usato qui come era costume allora, in maniera dispregiativa – sarebbe ritornato qualche tempo dopo, seminando terrore per le strade di una Ravenna messa a ferro e fuoco dal conflitto tra le truppe degli eserciti filo-estensi e quelli della Lega Papale.

Francesco Cavaliere – Leonardo Pivi, Il Cavaliere Leonardo, 2019, scultura /terracotta and mixed materials, courtesy Gluck50, © Giulio Boem

L’intento del curatore, Daniele Torcellini, è proprio di presentare una riflessione su come il sentire comune in tempo di crisi, oggi come allora, tenda a rifuggire ogni razionale dialogo con l’altro generando mostri. E questo suo ragionamento si svela attraverso le opere del duo artistico formato da Leonardo Pivi (Cesena, 1965) e Francesco Cavaliere (Piombino, 1980). Pivi è un artista eclettico che mescola scultura, pittura e mosaico in una sintesi radicale e di estrema coerenza. La sua ricerca è improntata su un’indagine sull’uomo contemporaneo, sulle sue problematiche e tensioni, sconfinando nella descrizione dei suoi dilemmi etici e dei contrasti politici attuali. Pivi strizza l’occhio alle nuove tecnologie, al video e al web, ma rimane saldamente ancorato nella tradizione di un’arte come “saper fare” di cui è indubbio maestro.

Francesco Cavaliere – Leonardo Pivi, Fuochi d’acanto, 2019, resina, terracotta/resin, terracotta 44 × 43 × 24 cm foto/photo © Giulio Boem

Cavaliere, a sua volta, presenta una ricerca più improntata all’intreccio linguistico, in cui scrittura, suono, voce, disegno e scultura si compenetrano sfociando in un’opera unica e dalla dimensione ambientale. Sempre più preponderante è anche l’aspetto performativo della sua pratica che è presente anche in questa mostra. Partiti da percorsi creativi diversi, di cui si fa ampia narrazione al primo piano del museo, i due hanno intessuto un proficuo dialogo che ha visto il loro lavoro incontrarsi su alcuni punti comuni quali il mosaico, il rapporto con la scultura, la deriva della loro ricerca verso esperimenti sonori.

Francesco Cavaliere, Veduta delle installazioni/Installations view MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna 2022 foto/photo © Chiara Pavolucci

Al piano superiore, le sale del Museo d’Arte della città di Ravenna accolgono le opere frutto della loro collaborazione, avviata nel 2018 in occasione dell’edizione palermitana di Manifesta con il Ciclo del Solimandante esposto nella collettiva “Raymond” curata al Grand Hotel des Palmes di Palermo da Luca Trevisani.  Questo dialogo tra i due artisti è continuato con un lavoro visibile sempre in mostra, la serie Anubis vs Baboon, presentata l’anno successivo nello spazio milanese Gluck50 e ispirata al cosiddetto Mosaico di Anubi (II-IV sec d.C.), conservato presso il Museo della Città di Rimini e per l’occasione esposto ora al MAR. Il rapporto con l’antico, possiamo sottolineare, è ampiamente indagato in questa mostra dove sono presenti una serie di opere e incunaboli ispirate alla leggenda del mostro di Ravenna e, più in generale, al concetto di mostruosità.  Tra tutti, segnaliamo la presenza di un disegno di Leonardo Da Vinci proveniente dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano e che, pur non essendo direttamente rappresentazione del Mostro di Ravenna, ne rivela le sembianze in maniera estremamente fedele, quasi compendio grafico della nota del diaro di Landucci.

Concludendo, ricordiamo che “Prodigy Kid” è una mostra inserita nell’ambito delle attività della settima edizione della Biennale di Mosaico Contemporaneo, visitabile in città fino al prossimo 27 novembre.

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