20 settembre 2019

Mystical geographies and landscapes of deep time: three artists explore Mongolia | Pinksummer

di

Fino al 12.X.2019
Mark Dion e Dana Sherwood, alla scoperta della Mongolia con Tuguldur Yondonjamts. Una mostra da Pinksummer racconta questo incontro di pratiche artistiche

dion-sherwood-yondonjamts-pinksummer-genova
Mark Dion, Dana Sherwood, Tuguldur Yondonjamts – Mystical geographies and landscapes of deep time: three artists explore Mongolia – installation view – courtesy Pinksummer

Tutto ha inizio con due artisti statunitensi, Mark Dion e Dana Sherwood, partiti alla scoperta della Mongolia. Assieme a loro Tuguldur Yondonjamts, altro artista, con un nome abbastanza impronunciabile da tradire le sue origini mongole. Dion, Sherwood e Yondonjamts ora si presentano con un bel souvenir, una personale a sei mani e tre diversi modi d’intendere un territorio.

Prima le signore. Vuoi per galanteria, o perché la presenza di Sherwood è curiosa, legata a lavori che tecnicamente giocano su fasce individuali, ma concettualmente fanno squadra nell’evidenziare quel che preme all’artista: analizzare le aree di compenetrazione tra divisioni fondamentali, nel caso specifico uomo-animale, occidente-oriente, urbanità-natura. L’artista filtra il territorio, ne diviene interprete presentando il video See/Sight Equus Mongolia, dove la comunicazione corre sul filo dell’intermediazione tra psicologia equina – con zoomate audaci, ma potenti – e umana. Sherwood attua un dialogo non forzato, esplora i punti d’intersezione; lo fa anche quando pone il cibo alla base di illustrazioni dove animali e uomini siedono alla stessa tavola, in serigrafie pastellose che mettono voglia di sfoderare una francesissima “erre” arrotata tanto sono leziosamente perfette, bon ton e al limite del fiabesco in ogni dettaglio illustrativo.

dion-sherwood-yondonjamts-pinksummer-genova
Mark Dion, Dana Sherwood, Tuguldur Yondonjamts – Mystical geographies and landscapes of deep time: three artists explore Mongolia – installation view – courtesy Pinksummer

Delicata nel porsi e nel parlare, Sherwood ha il fisico per questi lavori. Poi però presenta anche quel video, e prendi consapevolezza d’avere davanti un’artista forte, una ricercatrice concettuale per cui sono le scelte formali ad adattarsi al contesto di lavoro, e non il contrario. La prova del nove è il suo stiloso Shamans coat, un giubbotto a marchio Levi’s cucito – in senso allegorico e pratico – alla tradizione sciamanica mongola (l’artista ha cercato nei mercatini locali tutti i pezzi “aggiunti”). L’insano proposito? Toglierlo dal manichino per un assaggio di Mongolia prêt à porter.

Di suo marito, Mark Dion, Dana ci racconta la passione per il surrealismo. E stiamo lì ad ascoltarla mentre osserviamo le tavole attraverso cui Mark ha parafrasato l’umana velleità di cassificare, stigmatizzando goliardicamente una scienza spesso preda della fantascienza social-populista. Qui entra in scena Roy Chapman Andrews, mitico esploratore (pare abbia ispirato Indiana Jones, non serve aggiungere altro) che con le sue spedizioni in Mongolia è passato dal cercare le origini della razza bianca alla scoperta dei dinosauri. E in un attimo l’evento di ordinario razzismo primo novecentesco si tramuta in un’avventura affascinante, capace di appassionare Mark dai tempi non sospetti della fanciullezza, fino a restituire oggi Chapman Andrews sotto forma di – per dirla alla Munari – scultura-monumento “da viaggio”, un iconico bambolotto tra il Big Jim e lo sceriffo Woody di Toy Story. Sopra un comodino, sotto vetro, in un quadretto ancien régime emblematico del piccato sense of humor di Mark; lo stesso delle tavole classificatorie da gabinetto di scienze dei tempi andati, dove l’artista ha costruito sistemi classificatori che uniscono ornitologia, artisti di chiara fama e tanta fantasia.

Il vero fenomeno tuttavia è Yondonjamts. Quale altro appellativo per uno che occupa una parete intera con cinque strisce in pelle di serpente impressa su acetato, righe dove ha tracciato l’antica storia di Khan Karangui in linguaggio binario chiamato SAA, equivalente a centinaia di punti variopinti, come granaglie in un’installazione dall’impatto distributivo molto Land Art. C’avrà pure speso tempo e pazienza come dice, ma sono stati ampiamente ripagati.

 

Andrea Rossetti

mostra visitata il 22 giugno 2019

 

Dal 22 giugno al 12 ottobre 2019

Mark Dion, Dana Sherwood, Tuguldur Yondonjamts – Mystical geographies and landscapes of deep time: three artists explore Mongolia

Pinksummer contemporary art

Palazzo Ducale – Cortile Maggiore 28r

Piazza Matteotti 9 – 16123 Genova

Orari: da martedì a sabato, ore 15.00 / 19.30

Info: tel. +39 0102543762; info@pinksummer.it; www.pinksummer.com

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui