25 maggio 2021

Nel flusso delle storie che si incrociano: tre artiste a Villa Pignatelli

di

Claire Fontaine, Pasquarosa e Marinella Senatore a Villa Pignatelli di Napoli: tre storie che si incontrano al di là del tempo, tra linguaggi, neon, nature morte e mixed media

Roma, Napoli e la Francia, la fine dell’800 e il nuovissimo millennio, due artiste e un collettivo, esistenze, resistenze, tentativi, relazioni, spostamenti. Simili a una eco, i richiami delle storie, provenienti da una soglia al di là del tempo, si sovrappongono nella penombra sospesa che, specialmente in certi giorni di primavera, si respira nelle sale di Villa Pignatelli. Qui, nell’elegantissimo spazio neoclassico che fu dimora di nobili e cenacolo di intellettuali, si intrecciano, oggi, gli eventi, le biografie, le attitudini di Claire Fontaine, Pasquarosa e Marinella Senatore, le cui opere si richiamano, tra forme e materiali eterogenei, da una parete all’altra, reinterpretando le distanze entro una cornice condivisa.

Curata da Pier Paolo Pancotto, la mostra sarà visitabile fino al 27 giugno 2021 e, insieme a diverse altre iniziative presentate in queste ultime settimane, segna la frizzante stagione della ripresa per l’arte contemporanea partenopea, almeno per quanto riguarda la fruizione da parte del pubblico. Inoltre, l’esposizione è il frutto di una proficua collaborazione tra enti pubblici e istituzioni private: la Direzione Regionale Musei della Campania, sotto la cui egida ricade il Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes, diretto da Fernanda Capobianco, la Fondazione Nicola Del Roscio di Roma, istituita nel 2010 per la valorizzazione della figura artistica di Cy Twombly, e la Collezione Agovino di Napoli, già protagonista, nella città partenopea, di diverse iniziative aperte al pubblico e di grande valore.

Marinella Senatore, The School of Narrative Dance Napoli, 2020, courtesy Collezione Agovino © Danilo Donzelli Photography

Figura sostanziale del linguaggio poetico, la similitudine è la messa in discorso di una prossimità logica oppure fantastica di due eventi o associazioni di pensiero. Ed è nella poesia che va ritrovata la ragion d’essere di questa particolare esposizione, nella suggestione sottile di un accostamento, nel particolare che, facendo vagare lo sguardo tra ciò che si vede e ciò che si immagina, ritorna in primo piano e orienta il percorso dell’attenzione. Scienza della trasmissione dei fatti, la storiografia deve, per forza di obiettivi, manipolare materiali diversi da quelli del romanzo. Eppure di certo non manca all’estetica un certo taglio evenemenziale che, riferendosi alla specularità tra vicende svoltesi a distanza, nel caso specifico di questa mostra emerge grazie a una approfondita ricerca d’archivio.

Claire Fontaine, Untitled (Dio c_è), 2008, courtesy Collezione Agovino © Danilo Donzelli Photography

Così, attraverso la prospettiva dell’arte contemporanea di Marinella Senatore, nata a Cava de’ Tirreni nel 1977, e di Claire Fontaine, collettivo fondato a Parigi nel 2004 da Fulvia Carnevale e James Thornhill, possiamo avvicinarci alla figura di Pasquarosa, una presenza più che soffusa in tutto il percorso espositivo, anzi, iperdefinita, con le sue opere di matrice fin de siècle a scandire armoniosamente gli ambienti della Villa, come se fossero sempre state lì. Non che i linguaggi contemporanei creino una frattura, visto che, in quegli spazi, neon, proiezioni e fotografi, sempre ben calcolati, sono ormai di casa.

Claire Fontaine, Women are the moon that moves the tides, 2020, courtesy private collection © Danilo Donzelli Photography

La vicenda è da romanzo oppure, considerando le lunghe digressioni tra i tanti personaggi di rilevanza storica incrociati, come Luigi Pirandello e Massimo Bontempelli, Carlo Levi e Alberto Savinio, da serie tv. Nata nel 1896 ad Anticoli Corrado, da una famiglia di contadini, Pasquarosa Marcelli si trasferì nella Roma della Secessione, più accogliente rispetto al furore delle Avanguardie, lavorando come modella. Ma Pasquarosa intese sperimentare direttamente la materia pittorica e, anche grazie al supporto del marito, l’artista Nino Bertoletti, e dei suoi sodali, riuscì a togliersi le sue soddisfazioni, in un ambito tutt’altro che inclusivo, attirando l’attenzione della critica d’arte e arrivando a esporre a Londra, alla Quadriennale di Roma e alla Biennale di Venezia dove, per la verità, sarebbe ritornata in diverse occasioni, dal 1930 al 1954.

Pasquarosa, Natura morta napoletana, 1954-56, courtesy ANPB, Roma © Danilo Donzelli Photography

«Libertà di condotta e autonomia d’espressione sembrano essere i termini più appropriati per definire il profilo umano ed artistico di Pasquarosa», spiega Pancotto che ha inteso mettere in evidenza l’affinità diacronica che si può ritrovare in poetiche apparentemente distanti. E, infatti, accade anche il contrario: attraversando le opere di Pasquarosa e la sua biografia – che diventa essa stessa documento, se non “opera” – accediamo a una nuova, inaspettata dimensione delle opere di Senatore e Claire Fontaine e della posizione che esse possono assumere nel tempo presente. In fondo, le opere d’arte sono strumenti di narrazione, codici visivi, formali, attraverso cui tramandare e tradire informazioni da incrociare con il vissuto del fruitore, del traduttore.

Marinella Senatore, Sisterhood (The School of Narrative Dance, Sweden), 2020, courtesy collection of the artist © Danilo Donzelli Photography

E così, le nature morte, i ciclamini e le teiere, le geometrie e le macchie, che raccontano le diramazioni della pittura della prima metà del Novecento, si intersecano con i mixed media, i collage e i video di Marinella Senatore, con le frasi al led, Beauty is a ready-made, I say I, di Claire Fontaine, gli uni diventando didascalia, compendio, approfondimento, riflessione degli altri. Vicende di corpi e di pensieri in movimento al di là delle griglie della cronologia, sbilanciando l’ideale del punto di vista privilegiato, dell’osservatore onnisciente – un metodo che spesso nasconde l’imposizione e il controllo – per lasciare scorrere il flusso suggestivo e rinfrescante dei linguaggi che, incrociandosi, compongono nuove storie, piccole o grandi che siano.

Beauty is a ready-made, 2020, courtesy private collection © Danilo Donzelli Photography

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