26 novembre 2022

‘The Last Soviet Artist’: Victoria Lomasko al Museo di Santa Giulia, Brescia

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Al Museo di Santa Giulia, a Brescia, per la prima volta in Italia la personale dell’artista dissidente russa Victoria Lomasko, a cura di Elettra Stamboulis, fino all'8 gennaio 2023

Victoria Lomasko, The Last Soviet Artist, exhibition view, 2022, Museo di Santa Giulia, Brescia. Foto: Alberto Mancini @ Fondazione Brescia Musei

Dalla parte dei diritti. Una scelta che persegue da qualche anno la Fondazione Brescia Musei per le mostre al Museo di Santa Giulia. L’ultima, “The last Soviet Artist” è di Victoria Lomasko, giovane artista russa al Museo di Santa Giulia fino all’8 gennaio. Una sua prima personale a cura di Elettra Stamboulis che è la terza tappa di un progetto espositivo che vuole dare spazio ad artiste e artisti senza la possibilità di raccontarsi nel loro Paese di origine. Per cui sono considerati, loro malgrado, dissidenti. La prima è stata nel 2019, “Zehra Doğan. Avremo anche giorni migliori”. Opere dalle carceri turche, nel 2021 è arrivato “Badiucao, La Cina non è vicina. Opere di un artista dissidente”.

Victoria Lomasko, The Last Soviet Artist, exhibition view, 2022, Museo di Santa Giulia, Brescia. Foto: Alberto Mancini @ Fondazione Brescia Musei

«Con questo nuovo progetto Fondazione Brescia Musei prosegue il format espositivo dedicato alla narrazione del contemporaneo attraverso l’arte, in un dialogo col quale vengono interpretati i più significativi fenomeni storici attuali», spiega Francesca Bazoli, Presidentessa della Fondazione Brescia Musei. Le mostre di Zehra Doğan e di Badiucao hanno riscontrato un grande successo di pubblico con oltre 50mila accessi, confermando il Museo di Santa Giulia come sede dell’arte contemporanea e diritti umani che trovano in questa articolata iniziativa un punto di sintesi nella rivelazione di artisti dissidenti e attivisti, per lo più inediti in Occidente». Victoria Lomasko è anche rimasta in residenza per due mesi presso la Fondazione Brescia Musei. «A Brescia hanno ricreato l’atelier dei miei sogni”, racconta Lomasko. Non a caso durante il soggiorno bresciano ha creato cinque grandi pannelli site specific che ha regalato al Museo di Santa Giulia. «Five Steps, questo è il titolo, è incentrata sul senso dell’esilio, sulla solitudine, sull’isolamento, ma anche sulla fiducia nell’umanità. Queste cinque opere sono accompagnate da testi», spiega la curatrice Stamboulis. «E il testo è sempre parte integrante». Viso affilato, pelle chiarissima, sguardo intelligente e sognante Victoria Lomasko commuove per la sua forza: «sono un’artista E poi sono una dissidente», puntualizza. Per specificare che è la situazione del suo Paese che non le permette di esprimersi. In ogni caso la si può senza dubbio considerare la più importante artista sociale grafica russa: la sua graphic novel Other Russias ha vinto una menzione speciale al Pushkin House Book Prize nel 2018, (anche se il libro non è mai stato pubblicato nel suo Paese).

Victoria Lomasko, The Last Soviet Artist, exhibition view, 2022, Museo di Santa Giulia, Brescia. Foto: Alberto Mancini @ Fondazione Brescia Musei

La sua forza è la ripresa del disegno e degli strumenti della grafica come mezzo per la cronaca e la resistenza. I suoi lavori si collocano nella scia del realismo socialista che aveva cantato l’epopea della Rivoluzione e il suo declino all’arrivo di Stalin. Lo riprende anche se è stata in alcuni momenti una forma di arte a braccetto di una dittatura. «All’inizio il Realismo socialista è stata una vera voce della Rivoluzione», spiega Vittoria Lomasko. «Poi è diventata propaganda. Ma io faccio riferimento a chi negli anni ’30 del Novecento era costretto ad avere una doppia produzione: quella di regime e quella in cui credeva». I suoi lavori oggi ripercorrono la storia sociale e politica della Russia: dalle manifestazioni anti Putin, al racconto degli emarginati delle città e delle periferie dell’”impero” dal Daghestan all’Inguscezia. I suoi reportage sono realizzati davanti alle persone ritratte, durante le manifestazioni antigovernative, durante la breve primavera bielorussa, innanzi ai giovanissimi prigionieri del carcere minorile di Mosca.

Victoria Lomasko, The Last Soviet Artist, exhibition view, 2022, Museo di Santa Giulia, Brescia. Foto: Alberto Mancini @ Fondazione Brescia Musei

Un’artista che ha molto da dire: la prova è la varietà della rappresentazione dei soggetti, ma con un comun denominatore, il tratto grafico e i temi. La mostra è divisa in diverse sezioni che ci fanno entrare profondamente in contatto con chi cerca di conquistare la libertà e i diritti negati. Ognuna raccoglie la sua ricchissima produzione. Nella prima sezione Frozen Poetry ci sono opere che mostrano la mediazione degli artisti con il potere come il padre della Lomasko, che ha dovuto disegnare per il regime sovietico pur non approvandolo. Invece l’opera Snowdrop Generation, analizza le istanze rivoluzionarie degli artisti degli anni ’10 traditi poi dalla politica successiva.

Victoria Lomasko, The Last Soviet Artist, exhibition view, 2022, Museo di Santa Giulia, Brescia. Foto: Alberto Mancini @ Fondazione Brescia Musei

Ci sono immortalate anche le donne, riviste con la penna e lo spirito femminista che certo non è secondario alle sue scelte politiche. Drawing Diary, la seconda opere, in Butterflies Aflutter Victoria si disegna come una farfalla caduta tra i monumenti che rappresentano la retorica nazionalista e bellicista del suo paese. Nella terza sezione intitolata Changing of Seasons racchiude anche una parete, un enorme murales, realizzato a Bruxelles dove è dovuta andare dopo l’inizio della guerra. La quarta sezione Graphic Reportages racconta come la Russia sia arrivata a questo punto. Tra le tante l’opera Forbidden Art, lavoro edito in russo e poi tradotto in diverse lingue, riprende un famoso processo del 2008 a dei curatori di una mostra d’arte indipendente, accusati di vilipendio alla religione. (La quinta è composta dalle tavole regalate al museo). Al termine del percorso è possibile vedere The Last Soviet Artist, film-documentario a lei dedicato e realizzato dal regista e musicista inglese Geraint Rhys, sottotitolato per l’occasione. Le opere sono state esposte al museo Reina Sofia di Madrid, che ha acquisito parte dell’archivio, a Basilea, a Londra ed è al momento ospite di Documenta a Kassel.

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