-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Dalla Preistoria al XIX Secolo, un lunghissimo viaggio attraverso gli occhi delle donne vissute lì dove l’arte occidentale ha trovato i suoi canoni ideali. Kykladitisses: Untold Stories of Women in the Cyclades è la mostra presentata dal Museo di Arte Cicladica di Atene che apre un varco sul variegato universo femminile che ha abitato l’Arcipelago delle Cicladi, a partire dalle prime comunità neolitiche. L’esposizione, visitabile presso la Stathatos Mansion del Museo di Arte Cicladica fino al 4 maggio 2025, riunisce oltre 180 capolavori, molti dei quali mai usciti dalle isole cicladiche o presentati per la prima volta al pubblico, e li intreccia in un racconto che fa emergere, con forza e poesia, volti, destini e ruoli delle donne dell’Egeo.
Al termine dell’esposizione ad Atene, la mostra si sposterà nei luoghi che hanno dato origine ai reperti, trovando posto nel rinnovato Museo Archeologico di Thera, dove potrà essere ammirata nella sua interezza proprio a ridosso dei paesaggi e degli spazi che ne hanno ispirato la storia.

Dee, sacerdotesse e guerriere
Le opere in mostra, tra sculture, affreschi e reperti votivi, gettano una luce inedita sulle “Kykladitisses”, le donne che hanno abitato un territorio da sempre crocevia di culture e scambi commerciali. Sono figure che, nel corso dei secoli, si incrociano in mille declinazioni: come madri ma anche come mercanti ed eroine, rappresentazioni della paura o dell’oggetto di desiderio. Dee, sacerdotesse, adoratrici, mogli, combattenti, una mappa composita di ruoli che tocca il sacro, il quotidiano e persino il campo di battaglia.
In questo caleidoscopio spiccano tre pezzi straordinari per dimensioni e rarità, come la Kore colossale di Thera, dell’epoca arcaica, svelata al pubblico per la prima volta, il celebre affresco delle Donne nel Santuario di Akrotiri (Thera), testimonianza vivida di una devozione condivisa, e l’Artemide Elafebolo da Delo, statua di età ellenistica, mai esposta prima al di fuori dell’isola.

Con questa mostra, il Museum of Cycladic Art — in stretta collaborazione con il Ministero della Cultura e l’Eforato delle Antichità delle Cicladi — mira a colmare un vuoto nella conoscenza: se l’archeologia cicladica è nota per la bellezza statuaria degli idoli di marmo e per la grandiosa eredità della cultura minoica e micenea, poco si sapeva finora del ruolo che le donne ebbero nel plasmare la visione del mondo e la stratificazione sociale. Sandra Marinopoulou, Presidente e CEO del Museo, ha sottolineato l’intento di portare alla luce storie che hanno influenzato, nel corso dei secoli, costumi, relazioni e mentalità delle isole dell’Egeo.
Questo viaggio attraverso i millenni racconta vite a lungo marginalizzate, talvolta ridotte al silenzio, e lo fa portando in scena un’eccezionale ricchezza di materiali. Per Panagiotis P. Iossif, Direttore accademico del Museo, è stato un lavoro di rimozione progressiva di strati e filtri che ha permesso di far emergere un “nocciolo” di verità e di umanità, in cui il vissuto femminile appare ora con contorni nitidi, forti e complessi.

Perché le Cicladi?
Le isole dell’Egeo hanno sempre esercitato un fascino peculiare, grazie alla loro posizione strategica tra Oriente e Occidente e a un paesaggio forgiato dal mare e dai venti. Ed è qui che si cela un patrimonio archeologico e storico dal valore incomparabile, soprattutto per quanto riguarda i ruoli assunti dalle donne nei diversi contesti sociali: da divinità preistoriche e protettrici della fertilità, a figure femminili della religiosità insulare cristiana, fino alle protagoniste della nascita dello Stato greco moderno.
L’obiettivo è raccontare tutto ciò in modo sistematico e accessibile, utilizzando reperti e fonti che raramente godono di una fruizione unitaria. Il risultato è un’inedita finestra su culture, credenze e quotidianità, che finora rischiavano di restare confinate in saggi specialistici o locali museali di difficile accesso.

In questo percorso, le Kykladitisses si rivelano come vere e proprie “figure ponte” tra le epoche. Nella Preistoria come metafore di forze naturali e garanti del ciclo della vita, poi, con l’avvento di sistemi politici sempre più strutturati, subiscono fasi di emarginazione, per riacquistare centralità e potere in età ellenistica e romana. Lungo il filo del racconto, incontriamo poi donne itineranti, che dalle loro terre di origine si spingono in isole lontane per unirsi a culture differenti. E ancora, sante e guaritrici che mutano il volto della religiosità popolare.

Questo ricco intreccio di vicende femminili ha un ruolo chiave anche nella formazione dell’identità greca moderna: numerose donne nacquero nelle Cicladi e da lì partirono — sospinte dai valori marittimi e dal tessuto culturale dell’arcipelago — per influenzare la storia nazionale, contribuendo in modo significativo alla Rivoluzione greca e alla costruzione del nuovo Stato.