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Durante i restauri, la collezione del Centre Pompidou in giro per la Francia
Musei
Il Centre Pompidou rimarrà chiuso dal 2023 al 2026, per portare a termine degli imponenti e urgenti lavori di ristrutturazione da 200 milioni di euro ma questo non vuol dire che la sua collezione rimarrà inaccessibile per tutto questo tempo. Serve Lasvignes, presidente del museo parigino, ha in mente un piano da grandi manovre per far circolare circa 120mila opere d’arte tra varie sedi in tutta la Francia, durante il periodo di chiusura. In questo modo, il pubblico potrà continuare a fruire della più grande collezione europea di arte contemporanea – Covid-19 permettendo – e i dipendenti del Pompidou manterranno il proprio impiego, per organizzare il programma di esposizioni fuori dal museo. «Nessuno sarà tagliato fuori e il dialogo con i sindacati e le unioni di rappresentanza dei lavoratori rimarrà aperto», ha dichiarato Lasvignes.
Il progetto di restauro era in cantiere già dal 2016, quando una commissione ministeriale, riunita appositamente per documentare lo stato di conservazione dell’edificio, ha notificato un drastico peggioramento delle condizioni della struttura, progettata da Renzo Piano e Richard Rogers nel 1971 e inaugurata nel 1977. Gli interventi riguarderanno l’ammodernamento e la messa in sicurezza di diverse aree del museo, dalle finestre alle scale mobili. D’altra parte, una chiusura così prolungata ha reso immediatamente necessario trovare altri modi per rendere fruibile il patrimonio del Pompidou, che è visitatissimo non solo per la collezione di opere d’arte ma anche per la sua importante biblioteca. Al suo interno, inoltre, è ospitato anche il centro IRCAM per la ricerca musicale.
Secondo quanto dichiarato da Lasvignes a The Art Newspaper, il museo ha ricevuto numerose proposte di collaborazione già subito dopo l’annuncio ufficiale della chiusura, a gennaio. Insomma, i lavori di risistemazione saranno anche una buona occasione per sviluppare qualche nuova partnership e ampliare il profilo del museo. Già sono in essere collaborazioni con la municipalità di Toulon, che ospita una mostra annual di disegni e schizzi dalla collezione di design, mentre due anni f ail Pompidou ha promosso la creazione di un centro artistico ed educativo per i bambini a Clermont-Ferrand. Ovviamente, non farà mancare tutto il suo supporto il Centre Pompidou-Metz, la sede distaccata progettata dall’architetto giapponese Shigeru Bam e diretta dall’italiana Chiara Parisi, già curatrice a Villa Medici di Roma e alla Monnaie de Paris.

A scapito dell’ondata di pessimismo e di incertezza sollevata dall’emergenza pandemica, il Pompidou ha dei piani ambiziosi per il futuro. Nel 2025 aprirà una sorta di art factory a Massy, un’area suburbana a sud di Parigi che è conosciuta per essere una sorta di Silicon Valley francese, per la presenza di diverse sedi di startup nel settore delle nuove tecnologie. Si tratterà di uno spazio di circa 22mila metri quadrati, che sarà usato per conservare e restaurare le opere ma anche per portare avanti progetti di ricerca in collaborazione con artisti e istituzioni, tra le quali la vicina università Paris-Saclay. 2500 metri quadrati saranno riservati a mostre, performance, conferenze, proiezioni e workshop.
Ma a guidare questo processo di espansione, che prevede anche una nuova sede a Shangai, non sarà Lasvignes, arrivato a fine mandato. Il Ministero della Cultura, che è responsabile del museo, ha già avviato le procedure per nominare un nuovo presidente, che rimarrà in carica per cinque anni.
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