03 ottobre 2018

A cavallo del tempo. A Firenze, in mostra l’arte di cavalcare, dall’Antichità al Medioevo

 

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L’elegante, solenne e luminosa Limonaia del Giardino di Boboli fu costruita su progetto di Zanobi del Rosso tra il 1777 e il 1778 ed è usata ancor oggi per ricoverare le conche di agrumi che, al tempo dei Medici, non crescendo in Toscana, erano considerate piante esotiche e, quindi, una moda. Qui, fino al 14 ottobre, è possibile visitare anche “A cavallo del tempo. L’arte di cavalcare, dall’antichità al medioevo”, una magnifica mostra dal soggetto inusuale: il cavallo, tra gli ultimi animali a essere addomesticato nelle steppe dell’Asia centrale verso la fine del IV millennio a.C., e lo stretto rapporto che lo lega all’uomo.
Cinque sezioni con un centinaio tra opere d’arte e strumenti, tra morsi, speroni, filetti e staffe, necessari a controllarlo, mostrano il ruolo fondamentale avuto dal cavallo, quale “quattroruote” vivente, dalla Preistoria al mondo greco e magno greco, a quello etrusco e venetico fino all’epoca romana e al Medioevo. Compagno essenziale per l’uomo del passato, è considerato uno status symbol, in quanto addestramento e mantenimento richiedono ampie possibilità economiche.
In esposizione, un fluire di fascino, grazie a numerosi reperti pregiati, quali la Coppa attica con Atena e il cavallo di Troia, terracotta le cui figure rosse sono dipinte dal Pittore di Sabouroff, con il cavallo con gli occhi chiari e circondati da ciglia che per animali e uomini sono indice di rara bellezza e la Protome di Cavallo Medici Roccardi, dai particolari anatomici ben curati, in bronzo fuso, un tempo dorato a lamina e a foglia, servita a Donatello come modello per il Gattamelata. Eccezionali il Gruppo fittile con currus e auriga con copricapo, il Calesse etrusco, restaurato per la mostra, rarissimo esempio di un veicolo in legno, ferro e bronzo ad andatura lenta, destinato a personaggi di alto rango, e la Sonagliera, finimento per testa o collo di cavallo costituito da una sottile fascia di bronzo cordonata e formata da due lamine tenute insieme, alle quali sono attaccate 14 bullae, anch’esse in bronzo, realizzate fissando due dischi tra loro. Trovata nella necropoli di Populonia, probabilmente appartiene a un notabile locale.
Di ottima fattura l’Urna con scena di trasporto agli Inferi per mezzo di un carpentum (carro) con ruote a quattro raggi, trainato da due mesti asini che procedono a testa bassa, varie le interpretazioni sul nervoso cavallo che sembra avere funzione nobilitante il cavaliere. Nel mondo romano, cavalli e cavalieri durante le parate indossano armature di squisita fattura e nei tornei pur non usando armi in ferro ma di legno i cavalli rischiano di essere feriti agli occhi per cui si utilizzano maschere come la Testiera da parata ritrovata sul limes danubiano della Bassa Baviera: in bronzo sbalzato con una placca centrale e due laterali (con ceste emisferiche traforate per proteggere gli occhi) incernierate e decorate con simboli pagani. Nel Medioevo i simboli divengono quelli cristiani come mostra l’Acquamanile con San Giorgio che colpisce il drago, usato per detergere le mani nei banchetti nobiliari o per uso liturgico.
Un’immersione a 360° nel mondo equestre! (Wanda Castelnuovo)

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