01 ottobre 2001

Finanziaria 2002: musei e monumenti ai privati

 

La nuova legge prevede, all’articolo 22, l’ingresso di soggetti privati per gestioni quinquennali di monumenti e musei statali. Cosa succederà ora? Nell’attesa di saperne di più parliamone...

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L’aveva detto e l’ha realizzato. A dispetto delle continue esternazioni della sua spalla Vittorio Sgarbi, il ministro Urbani aveva dichiarato di fatto solo un intento a partire dal suo incarico: farò entrare i privati nella gestione della cultura italiana.
E quali migliori strutture che non i musei e i monumenti per avviare il nostrano patrimonio verso la legge di mercato?
All’articolo 22 della Legge Finanziaria varata la scorsa settimana si parla di concedere a soggetti privati l’«intera gestione del servizio concernente la fruizione pubblica dei beni culturali» con contratti che non potranno avere durata inferiore ai 5 anni. Le tipologie di contratti saranno poi decise in base ad un regolamento attuativo successivo. Sempre il regolamento dovrà sancire l’entità del canone che sarà necessario versare – in parte anticipato – per gestire un museo o un monumento.
Un cambiamento epocale per il nostro paese, un provvedimento che supera con un balzo la ‘vecchia’ legge Ronchey la quale pur avendoci equiparato all’Europa con la liberalizzazione dei servizi aggiuntivi (bar, ristorazione, librerie…) non aveva considerato l’ingresso dei privati anche nella gestione dell’attività museale.
Il sistema museale nazionale, in bilico tra una necessaria sferzata di stampo manageriale ed il rischio di una snaturalizzazione del suo ruolo, vivrà nei prossimi mesi un fondamentale ed interessantissimo periodo di transizione.
Riusciranno le gallerie ed i musei pubblici a convivere con concetti quali la concorrenza, il mercato, l’efficienza, l’investimento, la produttività e il profitto? Il pubblico ed i visitatori diventeranno clienti? Si scatenerà una caccia allo sponsor? Ci saranno dei limiti all’invasione privata? Una grande multinazionale potrà – a fronte di una pingue offerta – proporsi come gestore degli Uffizi, del Colosseo o di Capodimonte?
E se il sottosegretario ai Beni Culturali Nicola Bono dichiara che la cosa è necessaria perché «il settore pubblico non ce la fa», dobbiamo aspettarci un’ondata di concessioni anche nella sterminata galassia dei musei comunali (musei civici) o provinciali?


Massimiliano Tonelli

[exibart]

12 Commenti

  1. Credo che ciò possa significare un aumento dei prezzi dei biglietti, un abbassamento del livello scientifico, una commistione della cultura con il mercato e la pubblicità. Per me la soluziione sarebbe, invece, di sttalizzare ultriormente e creare un organismo autonomo parastatale che tuteli e gestisca tutti i siti e i musei, come in Francia. Ma noi, come al solito, seguiamo il modello americano, con una fedeltà mai vista!

  2. Sono in parte d’accordo con quanto sostiene Fiorella Nicosia, anche se psero che queste previsioni così catastrofiche non si avverino. Purtroppo, per poter avere di chè investire in mostre o altre iniziative, sono necessari fondi che spesso non appartengono ai bilanci non tanto dei musei pubblici quanto delle piccole realtà comunali e private. Sarebbe certo giusto dedicare percentuali maggiori di fondi ai Beni Culturali, ma pare che questo non sia contemplato dai vari goversni che si sono succeduti. E quindi……dita incrociate.Basterebbe, forse, che la volontà dell’investitore privato venisse controllata e regolamentata da una’autorità superiore, che garantisca, comunque, la scientificità e la correttezza delle iniziative…..

  3. ma ragazzi smettetelaaaa ma siamo in itlaliaaaa le leggi si fanno si ma poi….Figuratevi se solo un museo passerà ai privati suvvia suvvia, ingenuotti

  4. finalmente poter vedere le stanze dei musei meno gelide e lontane…poterle usare, per laboratori, officine di segni e colori, piene di bambini e ragazzi, giocare agli artisti, inventare, parlare, ridere con Donatello, Michelangelo, Piero della Francesca e Beato Angelico. Finalmente l’arte di tutti e per tutti, senza tanta burocrazia, troppi divieti, troppi non si può…meglio conoscere (e rischiare un pochino) che non conoscere affatto.

  5. APPELLO INTERNAZIONALE
    «Non privatizzate i musei italiani bene universale»

    ROMA. Una cinquantina di direttori del Gotha dei musei più importanti del mondo – dal Louvre alla National Gallery di Londra, dal Van Gogh di Amsterdam al Puchkine di Mosca – hanno firmato una petizione contro la privatizzazione dei musei italiani, contemplata in un progetto di legge delle Finanze, chiedendo al governo italiano « di riflettere bene» in merito dal momento che si tratta di un «patrimonio culturale che riveste un´importanza primaria per il mondo intero». L´iniziativa era stata anticipata ieri da «Libération». Ieri la replica del ministro per i Beni culturali Giuliano Urbani: «Non preoccupatevi fuori luogo e misura», perchè «la nostra Costituzione prevede il dovere della tutela. Motivo per cui nulla del nostro patrimonio corre alcun rischio ad essere cogestito con l’ausilio dei privati, al fine di togliere dalle cantine una enorme quantità di tesori artistici e mostrarli al pubblico».

    Speriamo che in cantina o da qualche altra parte non vadano a finire altrettanti capolavori.

  6. Scusate di nuovo, ma per chi fosse interessato, riporto il link della pagina di Libération dove si parla dei Musei Italiani.
    Spero di averlo scritto giusto.

  7. In un recente convegno romano è saltato fuori un dato che fa riflettere. Lo Stato Italiano, per i diritti di riproduzione sui beni storico artistici di cui è proprietario, incassa annualmente quello che la Library of Congress incassa in un mese. Se a ciò aggiungiamo lo stato di degrado in cui versa buona parte dell’immenso patrimonio italiano, il fatto che autorevoli esponenti del Ministero (leggi sopr. Acidini) non credono nella possibilità di autosostentamento dei musei (e però sappiamo: che il sistema museale veneziano è in attivo, che recentemente è strano premiato il milionesimo visitatore a Palazzo Ducale, che l’industria turistica italiana, potenzialmente, è la più forte al mondo) mi pare evidente che lo Stato italiano si è da tempo arreso di fronte all’impresa di organizzare una gestione efficace del proprio patrimonio. Stando che la tutela e la proprietà non sono in pericolo, mi chiedo cosa ci sarebbe di male se i privati intervenissero proprio in quei settori (leggi organizzazione di servizi, promozione e marketing) nei quali hanno sviluppato esperienze concrete sul campo e dei quali sono abituati quotidianamente ad occuparsi con mentalità imprenditoriale. Mi rendo conto che la cosa può apparire scandalosa (specie se ci limitiamo a propangadare la equivoca affermazione “privatizzazione dei musei”) e tuttavia non vedo concrete alternative: lo Stato italiano che fa da sé, in questo campo ha fallito, sempre.

  8. Già E.A PO anche perchè il patrimonio artistico italiano è vastissimo e non è facile la sua gestione.
    Mi parli di più di Acidini?
    Grazie per il tuo interessante (come sempre lo sono i tuoi) intervento.

  9. Sì, alcuni commenti di E. A. Po sono abbastanza interessanti. C’è un problema, però… e cioè che il buon E. A. Po è un po’, come dire, invidiosetto… è una persona di bassa cultura, che non sa assolutamente scrivere: quindi, appena si imbatte in articoli di buon livello, difficilmente si complimenta, ma esprime con piccole e precise staffilate il suo livore e la sua invidia… Che dire? è un mediocre, un burocrate… getta una rapida occhiata su un paio di riviste di arte, quindi si collega al Portale e lì ripete quel nulla che ha appena letto… in questo modo spera di sembrare una persona preparata.
    Del resto è comico: un noioso burocrate che ha scelto di farsi chiamare col nome di una persona del tutto diversa da lui… ma cosa ne sai tu del seppellimento troppo affrettato, o del paese di Vondervotteimittis, o dell’orologio d’ebano, o dell’insettino visto da vicinissimo e scambiato per… UN MOSTRO…
    Vieni E. A. Po… ti sto aspettando…

  10. Da un rotocalco online:

    Musei, Sgarbi fa marcia indietro

    Il sottosegretario approva gli emendamenti dell’opposizione e abbandona l’idea di Urbani della privatizzazione completa. Adesso si parla di gestione parziale ai privati.
    di Maria Teresa Cinanni

    ROMA – Volta faccia a sorpresa del sottosegretario Vittorio Sgarbi che, inaspettatamente, approva in maniera incondizionata tutti gli emendamenti proposti dall’opposizione sul contestato articolo 22 della Finanziaria. Grande successo per Grignaffini, Chiaromonte, Gambale, Carli e Colasio, propositori dell’articolo 24, in sostituzione del 22, subito dopo l’approvazione del testo in Senato. La modifica fondamentale consiste nel fatto che non si parla più di “intera gestione” da concedere a “soggetti privati” ma di “soggetti diversi da quelli statali” per “gestione di servizi finalizzati al miglioramento della fruizione pubblica e della valorizzazione del patrimonio artistico”.

    Ma il ministro per i beni culturali Giuliano Urbani, sorpreso dall’atteggiamento di Sgarbi, precisa che “l’emendamento è stato accolto perchè era utile a chiarire il contenuto dell’articolo, ma la sostanza resta quella di partenza: tutela allo Stato, possibilità di collaborazione con soggetti diversi per la gestione”. Il maxi-emendamento indica anche procedure, criteri, parametri e compiti dello Stato e del concessionario che dovranno essere stabiliti dal regolamento. Le procedure di affidamento dei servizi dovranno basarsi sui criteri “dell’offerta economica più vantaggiosa”, ma anche sull’offerta di servizi “qualitativamente più favorevole dal punto di vista della crescita degli utenti e della tutela e valorizzazione dei beni”.
    Il regolamento definirà anche tutte le problematiche relative ai restauri e alla manutenzione ordinaria dei beni, fermo restanto – sottolinea il testo- la “tutela statale dei beni”. Il nuovo articolo, inoltre, definisce anche i meccanismi per determinare la durata della concessione (“un periodo non inferiore a cinque anni”) e il canone da corrispondere allo Stato.
    Soddisfatta l’opposizione che attende adesso la stesura del regolamento. “E’ una vittoria importante – affermano soddisfatte Giovanna Melandri e Giovanna Grignaffini (Ds), l’articolo 24 è stato formulato in maniera intelligente. Anche se il comportamento dell’esecutivo resta schizofrenico”.

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