17 ottobre 2001

Mercato dell’arte: e adesso?

 

di Alfredo Sigolo

Dopo la pausa estiva le gallerie d’arte inaugurano le nuove mostre mentre le grandi case d’aste di NY si preparano per una stagione che, nelle previsioni, dovrebbe far passare per le mani dei banditori opere d’arte per un valore complessivo di 500 milioni di dollari. Ma per tutti gli operatori del mercato la domanda oggi è: cosa accadrà dopo l’11 settembre?

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Il NY Times ed il Financial Times, nei giorni scorsi, hanno indagato umori e riportato previsioni di venditori e acquirenti, con il risultato di documentare una situazione di estrema incertezza. Dopo l’attentato terroristico, collezionisti, mercanti e case d’asta sono stati costretti, nell’immediato, a fare i conti con consistenti perdite finanziarie, Sotheby’s e Christie’s hanno annullato le loro aste di arte asiatica previste per il 15 ottobre. Ma anche le mostre hanno subito dei rinvii: in Italia la mostra di Monet a Treviso ha corso il rischio di partire senza una buona parte dei capolavori che sono poi giunti quasi tutti (eccetto quelli giapponesi), non senza difficoltà.
Nonostante che la prima asta tenutasi a NY dopo l’attentato al World Trade Center (Swann Galleries) abbia dato risultati positivi, gli operatori del mercato continuano a leggere con preoccupazione il progressivo calo dei consumi in U.S.A. che tra il mese di agosto e quello di settembre ha registrato un crollo di 16,4 punti, record toccato anche sul finire del 1990 e che allora fu foriero della recessione registrata nel mercato dell’arte nel biennio 1991-1993.
Ma proprio sulle previsioni non pare esserci accordo poiché l’attuale crisi internazionale è giudicata anomala rispetto al passato, diversa, dunque, persino dalla crisi causata dalla guerra del Golfo dei primi anni ‘90: l’attacco diretto al cuore economico mondiale, la crisi dei trasporti aerei, l’incertezza e la segretezza che caratterizzano le azioni diplomatiche e militari, sono condizioni che il mondo economico globale affronta per la prima volta.
Secondo Alberto Fiz (“Investire in arte contemporanea”, 1995, Franco Angeli editore), al di là dei fatti economici contingenti, bisogna innanzitutto considerare l’andamento ciclico del mercato dell’arte, come per gli altri settori di mercato, ed in questo senso, gli ultimi anni, hanno rappresentato un periodo discretamente positivo, dopo un periodo di grave recessione seguito alle punte raggiunte nei primi mesi del ’90.
Se la ciclicità del mercato dell’arte deve essere considerata elemento determinante sul medio e lungo periodo, sul breve periodo diventano determinanti altri fattori legati alla contingenza. In linea generale Fiz dichiara che “il mercato regge bene, anzi si potenzia, di fronte alle crisi finanziarie ma crolla quando le crisi sono di carattere economico”. Gli andamenti negativi della borsa determinano crisi finanziaria, il calo dei consumi e del Pil sono indici di una ben più grave crisi economica. Il mercato dell’arte, con altri beni di lusso, è unanimemente riconosciuto come un bene di rifugio, un metodo sicuro per preservare i risparmi degli investitori.
Nel 1987 il mercato dell’arte rispose infatti in modo clamoroso alla caduta di Wall Street, culminando col picco del ’90, ma nulla poté durante la grande Depressione del ’29 o per far fronte alle più recenti crisi del ’63, del ’74 (crisi petrolifera e guerra arabo-israeliana) e dei primi anni ’90 (Guerra del Golfo): nei casi di calo dei consumi i beni di lusso sono i primi a risentirne.
Tornando al presente il mercato dell’arte è alla finestra, come suo solito tende a rispondere con ritardo ai mutamenti politici ed economici. Gli scenari possono essere molteplici. Una breve crisi potrà risultare ininfluente, ma anche stimolare tentazioni speculative sull’onda della inevitabile incertezza delle borse mondiali, che spingerebbero a mettere al sicuro i capitali.
Il vero rischio potrebbe giungere da lunghe tensioni e dall’instaurazione di un periodo duraturo di paura ed insicurezza che potrebbero indurre ad un calo dei consumi dei beni accessori.
Il presidente onorario di Christie’s in America, Christopher Burge, dichiara che “questo è periodo ingannevole… e che è realmente troppo presto per fare previsioni”, ma il NY Times sostiene che i commercianti, segretamente, sono molto ottimisti, sperando forse di giovarsi dell’instabilità delle borse.
Al di là di ciò almeno gli U.S.A. devono fare i conti anche con una congiuntura sfavorevole che li ha portati ad incassare, negli ultimi mesi, un rallentamento della produttività (-0,8 in agosto), il calo della fiducia dei consumatori (la flessione più cospicua da oltre un decennio), l’aumento della disoccupazione (ora intorno al 4,5%), il tasso di crescita del Pil (+ 0,2) più basso dal ’93 (nel secondo trimestre di quest’anno), senza contare che gli ordini di beni durevoli sono in continuo calo con percentuali tra il –0,3 e il –0,6, indice destinato, nell’immediato, a peggiorare dopo le recenti, drammatiche vicende. Va meglio per l’Europa ed è ragionevole ipotizzare una maggior stabilità con l’inaugurazione della moneta unica.
Chi si muoverà sul mercato dell’arte nei prossimi mesi? Saranno gli speculatori a sfruttare le tentazioni dei risparmiatori a correre ai ripari oppure ci troveremo di fronte al lento montare di una recessione che inevitabilmente trascinerà con sé anche il mercato dell’arte?
Di certo c’è che, anche dal punto di vista finanziario, il modello sperimentato in questi anni, con l’America al centro dell’economia mondiale e dei mercati, viene ora messo in discussione, rendendo ancora più urgente la costituzione di un’Europa stabile e coesa, che sappia proporsi come valido interlocutore politico ed economico sul piano internazionale.


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Alfredo Sigolo

[exibart]

6 Commenti

  1. Mi chiedo
    Perchè i terroristi hanno distrutto le torri di New York e non la National Gallery?
    Se avessero distrutto la National Gallery il mercato dell’arte sarebbe cresciuto o crollato?

  2. Alfredo, invidio molto la tua capacità di restare impassibile di fronte a commenti fuori luogo e di pessimo gusto come quello di “rete”.

  3. prendere spunto dai fatti d’attualità per commentare l’andamento del mercato dell’arte puo’ essere considerato sconveniente solo da bigotti buonisti perbenisti politically correct. Certi passaggi dell’articolo di Sigolo sono illuminanti, grazie per portare nelle nostre case l’affascinante e sconosciuto mercato dell’arte…

  4. Mi trovo in accordo con JANAX cheapprezza i risvolti “illuminanti” dell’articolo, ma forse il problema, e parlo da amante dell’arte, è che certe situazioni tendono a far risaltare quella faccia del mercato dell’arte che meno mi piace, cioè le speculazioni fini a se stesse. Spero sinceramente che gli ultimi eventi nn portino ad una situazione di questo tipo. Chiamatemi idealista…..!

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