14 ottobre 2021

Le nuove mostre di Studio la Città, Verona. Le parole di Hélène de Franchis

di

Arthur Duff, David Simpson, Herbert Hamak e Costas Varotsos sono i protagonisti dei tre nuovi appuntamenti con la storica galleria veronese. Ne abbiamo parlato con Hélène de Franchis, fondatrice di Studio la Città

Herbert Hamak e Costas Varotsos, “Una porta sul fiume”, Dogana di fiume, 2021. Courtesy Studio la Città

A Dogana di fiume inaugura oggi, 14 ottobre, alle 17.30 il progetto di Herbert Hamak e Costas Varotsos, “Una porta sul fiume”, una delle proposte di Studio La Città per l’art week veronese in occasione di ArtVerona 16, mentre negli spazi della galleria sono appena state aperte le personali di David Simpson “Codici”, a cura di Marco Meneguzzo, e Arthur Duff, “Confuse me for someone who gives a f*%k”, accompagnata a un testo di Alberto Fiz.
La galleria sarà, inoltre, presente in fiera, con uno stand che «sarà suddiviso in due sezioni dal titolo Facing NatureFloating Worlds. La Natura, la sua forza, il rapporto di difficile convivenza con l’Uomo sono le tematiche affrontate in Facing Nature. Floating Worlds è invece un approfondimento sul lavoro altamente scenografico dell’artista siriano di fama internazionale Kevork Mourad», ha aggiunto la galleria.

Le parole di Hélène de Franchis, fondatrice di Studio la Città

Come si è svolta l’attività recente di Studio la Città?

«I progetti espositivi che abbiamo proposto durante la prima fase della pandemia e in quella immediatamente successiva sono stati piuttosto particolari e avevano l’obiettivo di continuare offrire proposte nonostante le chiusure e le limitazioni che durano ormai da quasi due anni. In galleria, quando consentito, l’afflusso di gente c’è sempre stato, malgrado la situazione, ma  il pubblico era molto limitato, mancava quello dalle altre regioni e quello straniero.

Nel tentativo di proporre mostre diverse abbiamo, ad esempio, organizzato percorsi espositivi dedicati alla ceramica, al cemento, al vetro o al rapporto uomo-natura con opere provenienti dalla galleria, con lavori recenti o con opere risalenti fino agli anni Settanta. È stato molto stimolante osservarle con gli occhi di oggi e accostarle a lavori molto più nuovi, capire se sia valsa la pena tenerle, se hanno conservato la loro forza comunicativa, apprezzarne la qualità e constatare come, talvolta, allora certe opere non siano state comprese, mentre oggi possono esserlo pienamente».

Come si collocano le nuove mostre nella programmazione di Studio la Città?

«Le mostre che abbiamo inaugurato alcuni giorni fa hanno segnato il ritorno del pubblico, carico di voglia di rivedersi, di vedere e partecipare. Sono tre mostre molto diverse una dell’altra. La mostra di David Simpson presenta dei marmi romani straordinari che abbiamo il piacere di presentare in galleria grazie al proprietario, un amico collezionista che me li ha prestati. Si tratta di una tipologia di mostra che raramente capita di ospitare in una galleria privata. Mi è sembrato giusto inaugurare la stagione con opere di enorme bellezza e di grande respiro.

Le opere della personale di Arthur Duff sono completamente nuove: l’artista ha condiviso il mio desiderio di fare una mostra che celebrasse non solo l’inizio della nuova stagione espositiva, ma in un certo senso la vita dell’arte. C’è poi il progetto con Kevork Mourad, artista siriano new entry per la galleria. Avevamo esposto il suo lavoro nella mostra dedicata a Beirut, in cui aveva presentato un’opera gigantesca che è stata molto ammirata. In questa nuova mostra Mourad si confronta con opere di dimensioni minori, oltre a un grande lavoro che abbiamo installato in galleria. I suoi lavori sono presenti anche nel nostro stand ad ArtVerona».

Come le sembra la situazione delle gallerie in questo momento storico?

«Mi sembra che tutto stia ripartendo, bisogna vedere quanto le gallerie avranno il coraggio di fare nuove proposte. In questi mesi di chiusura abbiamo tutti rimuginato e pensato a ciò che negli anni abbiamo o non abbiamo fatto, ora è necessario sperimentare».

Quali progetti espositivi avete per il futuro?

«A dicembre faremo una mostra insieme all’azienda Dario Pegoretti, che produce biciclette, una delle maggiori officine italiane per la realizzazione di telai di bicicletta a mano e su misura. Con il fondatore e amico Dario Pegoretti, scomparso nel 2018, avevamo chiesto all’artista della galleria Jacob Hashimoto, a sua volta appassionato di biciclette, di dipingerne una. È così nato il progetto in cui presenteremo alcune biciclette con opere di artisti, proseguendo nell’idea di offrire mostre sperimentali, un po’ fuori dal comune, attraverso cui accompagnare i visitatori a comprendere che qualità e bellezza sono universali, possono essere in qualsiasi manufatto. In quest’ottica vogliamo mischiare vari settori».

Le mostre

Herbert Hamak e Costas Varotsos, “Una porta sul fiume”

Dogana di fiume (Verona), fino al 23 ottobre

Sulla sponda dell’Adige sarà collocata una serie di installazioni realizzate da Herbert Hamak (1952, Germania) e Costas Varotsos (1955, Atene), «in dialogo con l’acqua e le sue rifrazioni di luce», per un progetto realizzato da Studio la Città, in collaborazione con i Musei Civici di Verona – Museo di Castelvecchio, la Galleria Giorgio Persano di Torino e il Canoa Club Verona. 

«Studio la Città ha definito un progetto di collaborazione con il Canoa Club Verona che “custodisce” l’antica Dogana di fiume. Eretta nel 1792 è uno dei luoghi più suggestivi di Verona, che, al calare del sole, offre un gioco di riflessi sull’acqua, visibili anche dal Lungadige Pasetto e da Ponte Navi. Per la valorizzazione di questo luogo, Studio la Città ha avviato un ciclo di eventi articolato in più puntate e intitolato “Una Porta sul Fiume”.
Il progetto verrà inaugurato in occasione del programma di eventi legati alla manifestazione di ArtVerona 16 e Vinitaly Special Edition: due fiere che quest’anno condivideranno per la prima volta la giornata di domenica 17 ottobre. Cogliendo la proposta di sinergia suggerita dalla Fiera, Studio la Città ha coinvolto il mondo del vino in un progetto realizzato con ISWA – Italian Signature Wines Academy: istituzione che riunisce nove delle più importanti aziende vinicole italiane (Vinitaly Special Edition – Hall 6, stand C4)», ha spiegato la galleria.

Herbert Hamak e Costas Varotsos – installation view, Dogana di Fiume, Verona, courtesy Studio la Città

David Simpson – Marmi Romani, “Codici”

A cura di Marco Meneguzzo
In galleria, fino al 27 novembre

«Le tele di David Simpson, artista americano internazionalmente conosciuto per i suoi monocromi, saranno messe a confronto con la possenza di antichi pezzi scultorei di epoca romana, nella mostra “CODICI” […]. Grazie al gentile prestito dei collezionisti Cristina e Pino Bianco, la galleria ospita per la prima volta un allestimento spiazzante, per il visitatore abituato ad entrare nelle “cattedrali” del contemporaneo di Studio la Città. Una figura femminile, un capitello ostiense, un’amazzonomachia e tre architravi, tutti databili tra il I e il II secolo d.C., coabiteranno in galleria assieme alle pitture interferenziali di Simpson. L’idea è quella di indagare trasversalmente sul concetto di Bellezza, attraverso il dialogo fecondo che può nascere tra antico e contemporaneo. I pezzi in mostra, quasi agli antipodi nella loro diversità, sono accomunati dal “codice” esecutivo con il quale sono stati realizzati, da qui il titolo della mostra curata da Marco Meneguzzo.
Sia la pittura interferenziale di Simpson, con i suoi riflessi cinetici, che le sculture antiche sapientemente cesellate, rivelano un comune sistema di segni e significati, quasi una sorta di cifrario usato per la loro creazione, da codificare secondo il periodo storico in cui sono state realizzate», ha ricordato la galleria.

Arthur Duff, “Confuse me for someone who gives a f*%k”

con testo di Alberto Fiz
In galleria, fino al 27 novembre

«In questa mostra il lavoro di Arthur Duff (1973, Germania) viene proposto nella sua totalità attraverso nodi, ricami, neon, oltre ad una serie di 90 piccoli dipinti realizzati durante il lockdown. É il fluire costante di una ricerca che si fa energia ed azione. Sono le trame dell’arte che trovano una loro rinnovata configurazione mettendo in crisi logiche aprioristiche e formali. […] In questo ricco allestimento (Duff ha dichiarato di essere stato colto da una fase creativa molto prolifica) alcune opere più datate sono state attualizzate per assumere nuove forme e significati. Un vecchio telaio del 2005, esposto durante ArtBasel e mai più riproposto, viene qui montato e sovrapposto ad una nuova struttura di oltre 3 metri, mentre l’opera Scatter Cadaver, una scritta al neon rivestito da guaina in poliestere, occupa in maniera inconsueta l’intera drawing room della galleria. Anche Gas Light, lavoro realizzato da Arthur Duff nel 2012, ha una nuova veste […].
Tra i lavori che invece Arthur Duff ha appositamente realizzato per l’occasione, spiccano due serie frutto della libertà creativa di cui l’artista ha potuto godere durante il lockdown […]. Duff è tornato alla spontaneità tipica della pittura, creando circa 90 post-it che ha successivamente montato su supporti in Plexiglass, la cui sagoma ricorda spesso quella di elmi o di maschere tribali. Accanto a questa serie, sono esposti alcuni ricami su tele mimetiche, questa volta inglobati in supporti di compensato, dai colori fluo, resi lucidissimi dalla tipica verniciatura per auto», ha raccontato la galleria. 

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