26 settembre 2002

fino al 6.I.2003 Arte all’Arte – Miroslaw Balka San Gimignano (si), ex carcere

 
Tante pedane rotanti. Rotanti a rallenti, però. Su di essere degli sgabelli per invitare lo spettatore-performer a sedersi, e accanto si innalza esile una piantina di ortica. La riflessione di Balka per un carcere abbandonato...

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Miroslaw Balka, nato a Varsavia nel 1958, si è sempre dedicato all’esplorazione di concetti e nozioni quali la perdita e la memoria, al modo in cui significato e storia affiorano e si palesano negli oggetti d’uso quotidiano, materiali poveri e forme semplici, che acquistano valenza simbolica, e vengono intrisi di un’aura sacrale propria della reliquia, memoria e traccia del passaggio degli eventi.
Tutto ciò diviene nell’opera di Balka metafora dell’esperienza umana e della riflessione esistenziale.
’12 x (Ø100 x 44)/Time Servants’ è il titolo dell’installazione che l’artista polacco ha pensato per questa edizione di Arte all’Arte .
All’interno del cortile dell’ex carcere di S.Gimignano, Miroslaw Balka dispone, tutt’intorno al vecchio pozzo, delle pedane circolari di un metro circa di diametro, che ruotano su sé stesse. Sopra ognuna di miroslav balkaesse è posto un piccolo sgabello con accanto un vaso in cui cresce una vera pianta d’ortica.
Anche in questo caso Balka dimostra la sua abilità nel riuscire, mediante interventi minimali, a creare dei punti di confluenza e di conflitto tra il sé e il mondo esterno.
Così, la semplice connotazione data dallo sgabello e dall’ortica, fa sì che ogni pedana si tasformi in una sorta di “stazione” dell’esistenza, un’esistenza da carcerato che si rincorre come il nostro sguardo, lungo le pareti continue di un cerchio chiuso (quelle del cortile).
La rotazione struggente, lentissima e costante delle pedane replica il trascorrere del tempo, così come l’ortica, indegna tra le piante (un po’ come lo è il condannato agli occhi della società), è metafora di vita, anch’essa circoscritta e delimitata dal contenitore cilindrico.
La forza evocativa e poetica dell’intervento di Balka è notevole, tanto quanto lo è l’abitare una delle “stazioni”, divenendo noi stessi ‘Time Servants’ , servitori ed osservatori del tempo. E’ un’esperienza intima e al contempo legata a doppio filo alla memoria collettiva e storica del luogo che la ospita.
Le riflessioni possibili su questo lavoro sembrano direttamente proporzionali alla possibilità di espandere sempre più queste circonferenze, questi perimetri dell’anima. Dal vaso d’ortica, alla pedana, alla cinta carceraria, e fuori da essa attraversando molte altre delimitazioni, pareti immaginarie e non.

costanza mazzonis
mostra vista il 14 settembre 2002


EX CARCERE DI SAN DOMENICO, via santo stefano 23, info@artecontinua.org, 0577 907157, a cura di emanuela de cecco e vicente todoli

[exibart]

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