09 aprile 2020

Covid-19: anche la Biennale di Liverpool spostata al 2021

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Anche l'undicesima edizione della Biennale di Liverpool, che avrebbe dovuto aprire a luglio, spostata a causa dell'emergenza Covid-19. E la lista si allunga

Mentre in Italia la diffusione del contagio sembra rallentare, nel resto del mondo continua a imperversare l’emergenza Covid-19, anche se secondo ritmi diversi, generando una certa asincronia dei calendari: l’ultimo grande appuntamento a essere stato cancellato, è la Biennale di Liverpool che, pur prevista tra diversi mesi, a metà luglio, è stata ufficialmente rimandata al 2021. Similmente a quanto deciso dal board della Biennale di Yerevan, diretta da Lorenzo Fusi che, tra l’altro, ha curato due edizione proprio della Biennale di Livepool, nel 2010 e nel 2012. Invece, tra le Biennali che resistono, oltre a quella di Architettura, a Venezia, anche quella di Lione, che si terrà a settembre 2020.

«Durante questo periodo di incertezza, il benessere, la salute e la sicurezza del nostro personale, degli artisti, dei partner, dei sostenitori e degli ospiti, rimangono la nostra massima priorità. Seguendo i consigli del Public Health England e dell’Organizzazione mondiale della sanità sull’impatto dell’epidemia di Covid-19, riconosciamo che non è né possibile né responsabile proseguire con il programma della Biennale di Liverpool come inizialmente previsto, dall’11 luglio al 25 ottobre 2020», hanno spiegato dall’organizzazione.

«Dopo aver assistito a questa situazione su scala locale e globale, ascoltando i nostri artisti, partner, sostenitori e la nostra comunità, abbiamo deciso di rimandare l’undicesima edizione della Biennale di Liverpool al 2021. Riteniamo che sia tempo di intensificare le cure, la riflessione e solidarietà. Cultura e creatività sono parti integranti della nostra vita e non appassiranno. Durante questi giorni incerti, mentre continueremo a sviluppare questa edizione, onoreremo il nostro impegno nei confronti di tutti coloro con cui lavoriamo a Liverpool e non solo», ha dichiarato Fatoş Üstek, direttore della Biennale inglese.

Cosa avremmo visto alla Biennale di Liverpool, prima del Covid-19

Fondata nel 1999, La Biennale di Liverpool è il più grande festival del Regno Unito dedicato all’arte visiva contemporanea. Tradizionalmente diffusa tra spazi istituzionali e luoghi inaspettati, tra mostre, performance, proiezioni, talk ed eventi collaterali, per questa undicesima edizione la Biennale avrebbe affrontato il tema del corpo e le modalità di connessione con il mondo. Insomma, un argomento che, alla luce dei recenti e drammatici avvenimenti, ha subito un radicale cambiamento di prospettiva. Più di 50 gli artisti coinvolti per questa edizione della Biennale di Liverpool che, intitolata The Stomach and the Port, slitterà quindi di un anno, a causa delle complicazioni sorte in seguito alla diffusione del Covid-19. E che, inevitabilmente, porterà le cicatrici di questa situazione.

«È attraverso il nostro corpo che sperimentiamo e ci connettiamo con il mondo che ci circonda e la nostra comprensione di queste relazioni è accentuata di fronte alla pandemia globale. Ora più che mai vediamo che le nostre vite sono interdipendenti. Siamo infinitamente intrecciati con il mondo e le nostre relazioni non si sviluppano solo all’interno della società umana, ma anche con l’ambiente e gli altri sistemi vivi che sostengono la nostra esistenza. La nostra comprensione di vivere in molti mondi sovrapposti, sperimentando gli effetti sfaccettati della globalizzazione, si è intensificata e si manifesta nel modo in cui attraversiamo la nostra vita quotidiana», ha spiegato Manuela Moscoso, curatrice della 11ma edizione della Biennale di Liverpool e senior curator al Museo Tamayo di Città del Messico.

Per l’elenco completo di tutte le manifestazioni sospese in Italia, potete cliccare qui, mentre qui trovate la lista degli eventi più importanti rinviati in tutto il mondo.

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