17 gennaio 2015

I Sixties favolosi anche in asta

 

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Gli anni Sessanta dell’arte tornano a farsi sentire. Negli ultimi anni tra le opere che hanno raggiunto i maggiori successi in asta, molte sono state realizzate nei favolosi Sixties. Basti pensare che il primo della classifica tra gli artisti più venduti al mondo è Andy Warhol. Con i suoi maggiori lavori, realizzati appunto negli anni Sessanta, ha fatto da traino a questa tendenza di mercato esplosa subito dopo la crisi iniziata nel 2008. 
Leggendo i grafici realizzati da Artnet, che ha analizzato i risultati ottenuti in asta dei 1000 lotti al top delle loro classifiche dal 2000 al 2014, la percentuale di opere battute alle cifre più alte create negli anni Sessanta è cresciuta, solo dal 2008 ad oggi, dal 10 al 17 per cento. Va sottolineato che, oltre a Warhol, molti artisti cosiddetti blue chip, hanno realizzato i loro lavori più importanti nel periodo preso in analisi. Un po’ di nomi? Roy Lichtenstein, Mark Rothko, Yves Klein, tra gli altri, ma anche Bruce Nauman e Lawrence Weiner, le cui quotazioni sono cresciute negli ultimi tre anni. Anche uno dei dipinti più cari mai venduto in un’asta, il trittico di Francis Bacon, Three Studies of Lucian Freud, battuto nel 2013 per 142 milioni di dollari, è stato realizzato nel 1969. Il prezzo medio delle opere di questa decade è rimasto invariato dopo la crisi e si aggira intorno agli 8 milioni, una cifra che continuerà a salire, ma che ha raggiunto già il suo primato. Potremmo essere romantici e raccontarci che la volontà di molti collezionisti di comprare opere che sono entrate a tutto diritto nella storia, ma che appartengono ancora alla loro generazione e di cui hanno un ricordo vivido, potrebbe essere una delle motivazioni che li spinge a comprare. Ma le aste hanno poco di romantico, e queste bolle di mercato seguono tendenze spietate e commerciali. Spesso legate ad investimenti economici più che emotivi. 

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