07 gennaio 2015

La Francia taglia l’IVA. E noi?

 

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Si annuncia dura la chiusura dell’anno del mercato dell’arte per la Francia. Nonostante Parigi sia una delle capitali mondiali più influenti dal punto di vista culturale – si pensi alle mostre di Jeff Koons, Monet, Hokusai, Olafur Eliasson che in questi mesi la animano – fa ancora fatica a scavalcare New York, Pechino e Londra nelle classifiche dei record delle aste e delle vendite di opere d’arte.
Per correre ai ripari il Parlamento francese ha approvato la riduzione dell’aliquota IVA sulle vendite dirette dal 10 al 5,5 per cento. La legge, scritta dal socialista David Assouline, prevede una equiparazione delle aliquote delle vendite di arte contemporanea a quelle delle importazioni di arte e antiquariato, che corregge l’aumento di tre punti percentuali stabilito lo scorso anno. Assouline ha dichiarato che un più alto tasso sulle vendite dirette è ‹‹una situazione ridicola che penalizza la scena francese e non corrisponde ad alcuna logica economica››. 
Una mossa intelligente del sistema fiscale francese per movimentare e rafforzare la situazione del mercato, ma anche per riportare in patria molti artisti, trasferitisi a Berlino, nella vicina Bruxelles o a New York, e accogliere molti pennelli in fuga. A beneficiare delle bassissime tasse, naturalmente, potranno essere solo gli artisti residenti in Francia. L’operazione strategica del governo dovrebbe attrarre facoltosi collezionisti privati, ma è un’occasione unica per facilitare l’arricchimento ed il rinnovamento delle non più freschissime collezioni pubbliche. 
A tal proposito c’è un’altra manovra al vaglio del governo francese. Un report presentato dal parlamento propone di permettere ai musei francesi di vendere le opere chiuse nei magazzini ed utilizzare il ricavato per migliorare la collezione. Solo il Louvre possiede circa 250mila opere nascoste in magazzini stracolmi, che raramente vedono la luce delle sale principali del Museo. Uno dei consulenti ascoltati per redigere il documento è stato Guillaume Cerutti, Direttore di Sotheby’s Francia, che ha dato il suo parere positivo riguardo la faccenda, sottolineando che le istituzioni francesi dovrebbero avvicinarsi al modello americano, e sfruttare le proprie risorse in opere per liberare fondi per nuovi acquisti e dare così una notevole scossa al mercato. 
Forse c’è qualcosa da imparare al di qua delle Alpi, un suggerimento per il nostro dinamico premier, ad esempio.

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